ROMA. Panico nella Basilica di San Pietro, durante la messa di Natale, quando una donna svizzera, mentre che Papa Benedetto XVIsi dirigeva in processione verso l’altare, ha scavalcato le transenne e ha tentato di avvicinare il Pontefice, che è caduto per poi rialzarsi subito.
Poco dopo, le immagini in diretta televisiva hanno mostrato le guardie del corpo correre all’interno della Basilica, allarmate. La musica si è fermata e il pubblico dei fedeli è rimasto attonito. Nel trambusto, il cardinale franceseEtchegaray, 87 anni,è caduto e si è fratturato il femore,ora è ricoveratoal Policlinico Gemelli. Poi il corteo è ripreso, con il Papa che è riuscito a raggiungere l’altare. La messa è iniziata e proseguita senza altri incidenti.
La donna è stata posta in stato di fermo presso la Gendarmeria vaticana: si chiama Susanna Maiolo, 25 anni, ha la doppia cittadinanza, svizzera e italiana. Non era armata e le sue non sembravano cattive intenzioni. Ha riferito di voler solo abbracciare il Pontefice. Secondo le indiscrezioni, già giovedì sera sarebbe stata avviata per lei la procedura per lavvio del trattamento sanitario obbligatorio, con la convocazione di uno medico specialista che possa occuparsi delle sue condizioni di salute.E’ la stessa donna che lo scorso annotentò unazione analoga durante la messa di Natale 2008, ma in quel caso fu bloccata dagli agenti.
I PRECEDENTI. E’ la terza volta che Benedetto XVI viene aggredito durante una celebrazione pubblica. In due occasioni non ci sono state conseguenze; ieri sera, invece, il Papaè caduto a terra, senza tuttavia riportare danni fisici. La prima aggressioneè successa il 7 giugno 2007, durante l’udienza generale del mercoledì. Il Papa stava attraversando la piazza vaticana a bordo della camionetta, quando un uomo ha superato le transenne e siè lanciato verso la papa-mobile. La persona, un giovane di 27 anni, di nazionalità tedesca, era stata immediatamente bloccata dalla sicurezza vaticana. Benedetto XVI, che probabilmente non si era accorto dell’accaduto, ha continuato normalmente a salutare e a benedire la folla. Lo scorso anno, invece, sempre nella notte di Natale, una donna – la stessa di ieri – ha tentato di lanciarsi contro il Papa. Ma in quel caso, il capo della sicurezza vaticana, Domenico Giani, la bloccò in tempo, prima che si avvicinasse al Pontefice.Quello di stanotteè il gesto più eclatante contro il Pontefice dopo l’attentato, nel 1982, a Giovanni Paolo II, quando Ali Agca colpì il Papa polacco nel tentativo di ucciderlo. Un anno dopo, Wojtyla fu ferito da un prete spagnolo squilibrato che lo aggredì durante una cerimonia religiosa a Fatima, in Portogallo. L’attentatore, armato di una baionetta (secondo la Bbc) o di un coltello (secondo l’Ap), Juan Maria Fernandez y Krohn, fu arrestato, condannato a sei anni di carcere e poi espulso dal Portogallo. Era un prete ultraconservatore, contrario alle riforme della Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II, che era andato al santuario di Fatima per ringraziare la Madonna di avergli salvato la vita dopo l’attentato subito il 13 maggio dell’81, dopo l’assalto continuò la visita normalmente, nascondendo la leggera ferita.
“BASTA VIOLENZA, SOLO VERITA’ E AMORE”. “Rinunciamo alla violenza, e usiamo solo le armi della verità e dell’amore” ha poi detto Papa Benedetto XVI durante la messa della notte di Natale a San Pietro, invitando a “guardare Dio”, e ad imparare da lui “la bontà” e “l’umiltà”, “vera grandezza”. Un ennesimo appello alla pace, che si esprime, a Natale, nell’immagine di Dio che si fa presente agli uomini in forma di bambino.”Tale è la novità di questa notte – ha detto il Papa – la Parola può essere guardata, poiché si è fatta carne” Ma “il segno di Dio”, “che viene dato ai pastori e a noi, non è un miracolo emozionante. Il segno di Dio – ha sottolineato il pontefice – è la sua umiltà”. Un Dio che si fa “piccolo”, diventa “bambino”, “si lascia toccare e chiede il nostro amore”. La messa si è poi conclusa intorno alla mezzanotte. Il Pontefice ha condotto la celebrazione eucaristica senza problemi e senza alcuna variazione al programma. Conclusa la Messa, Ratzinger ha lasciato l’altare sorretto dai cerimonieri ed è subito stato affiancato da una decina di uomini della sicurezza che lo hanno scortato fino in sacrestia, lungo lo stesso percorso attraverso il quale si era recato all’altare.
“CRISI MORALE PEGGIORE DI QUELLA ECONOMICA”. “È la crisi morale, più ancora di quella economica, a ferire l’umanità”. È questo uno dei passaggi principali del messaggio natalizio che Benedetto XVI ha pronunciato dalla loggia della Basilica Vaticana, prima dei saluti in 65 lingue e della benedizione “Urbi et Orbi”. Il Natale, è l’invito che Ratzinger ha rivolto in italiano ai fedeli riuniti a piazza San Pietro, ispiri un “generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale”. Il Papa si è affacciato dalla loggia, come in programma, alle 12. È apparso in discreta forma e sereno, dopo il trambusto di giovedì sera quando, prima della messa natalizia, una donna ha scavalcato le transenne in San Pietro e lo ha spintonato, facendolo cadere a terra. Episodio al quale il Pontefice non ha fatto cenno leggendo il suo messaggio dalla loggia delle Benedizioni.
IMMIGRATI, PACE AMBIENTE E ABORTO. La Chiesa non ha paura di “attacchi e persecuzioni”, è “una presenza che chiama all’accoglienza” di “quanti migrano dalla loro terra e sono spinti lontano dalla fame, dall’intolleranza e dal degrado ambientale”, ha detto il Pontefice nel suo messaggio. La Chiesa, ha scandito il Santo Padre, “è solidale con coloro che sono colpiti dalle calamità naturali e dalla povertà, anche nelle società opulenti”. Poi ancora un appello contro l’aborto e a favore dei deboli. La Chiesa, ha voluto sottolineare Benedetto XVI, si rivolge direttamente all’Occidente, all’Europa e all’America Settentrionale, per spronare tali società “a superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune, a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quella ancora non nate”. Ratzinger ha invocato quindi pace per la Terra Santa, ancora segnata da una “logica di violenza e di vendetta”, per l’Iraq, per il grande Medio Oriente e i tanti paesi dell’Asia e dell’Africa feriti da conflitti, drammi e povertà. Alla popolazione della Terra Santa, Benedetto XVI ha rivolto un’esortazione a “impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica”. “Come non pensare – ha aggiunto poi – alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione? Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all’edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino”. Il Papa ha quindi citato le difficoltà nello Sri Lanka, nella Penisola coreana e nelle Filippine, e, cambiando continente, nella Repubblica Democratica del Congo, in Guinea, Niger, Madagascar.
GLI AUGURI IN ITALIANO. “Buon Natale agli abitanti di Roma e dellintera Italia – ha detto il Papa nel suo messaggio in italiano -. La nascita di Cristo rechi in ciascuno nuova speranza e susciti generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale. Contemplando la povera e umile grotta di Betlemme – ha aggiunto il Pontefice -, le famiglie e le comunità imparino uno stile di vita semplice, trasparente e accogliente, ricco di gesti di amore e di perdono”.
INAUGURAZIONE DEL PRESEPE. Nel pomeriggio si era svolta l’inaugurazione del maestoso presepe in piazza San Pietro. La cerimonia – presieduta dai cardinali Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, e Angelo Comastri arciprete della Basilica Vaticana – è stata accompagnata da una veglia di preghiera e dalla benedizione finale del Papa. Intorno alle 18, infatti, Benedetto XVI aveva acceso il lume della pace sul davanzale della finestra del suo studio, impartendo la benedizione a tutti i fedeli riuniti in piazza San Pietro. Il grande presepe, voluto da Giovanni Paolo II nel 1982, si rinnova ogni anno nellallestimento e nei personaggi, secondo limpianto tradizionale, che risale alla sacra rappresentazione messa in scena da San Francesco, a Greccio nel 1223, con veri pastori, contadini, frati e nobili dellepoca. Al centro del colonnato berniniano, il presepe si estende su una superficie di 300 metri quadri con un fronte di 25 metri; al centro la grotta con la Natività, posta ai margini della città; ai lati i simboli cristiani dellacqua e del fuoco; e poi intorno scene ambientate in luoghi di pescatori e di pastori.