Identificato trans trovato morto ad Ostia. Dubbi su legame con caso Brenda

di Redazione

BrendaROMA. Si faceva chiamare “Giovanna” (vero nome Carlos Eduardo Fernandes, 31 anni) il trans, di nazionalità brasiliana, trovato morto in un sacco della spazzatura, il giorno di Santo Stefano,nel canneto a Ostia Antica.

Era in Italia senza permesso di soggiorno e residente a Ostia, anche se i carabinieri stanno verificando se avesse altre sistemazioni. Abitava e lavorava nella zona di Castel Fusano, a poca distanza dal canneto sulle sponde del Tevere dove il suo cadavere è stato trovato. L’identificazione è stata resa possibile dal frammento di un’impronta digitale rilevata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia: i colleghi del Ris della di Roma l’hanno comparata a quelle archiviate nei database e hanno trovato la corrispondenza con quelle di “Giovanna”.

DUBBI SU LEGAME CON OMICIDIO BRENDA. Il pm Rodolfo Sabelli, lo stesso che indaga sulla morte di Brenda, – il trans del caso Marrazzo, nell’ipotesi che questo nuovoomicidio possa avere un legame con quellocompiuto il 20 ottobre scorso nell’appartamento di via Due Ponti -procede per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Ma dall’autopsia non sono emersi segni di traumi evidenti. Pochi dubbi che si tratti di un omicidio, gli investigatori sono scettici su un possibile legame con l’omicidio di Brenda. Per trovare tracce di eventuali colpi di arma da fuoco, lesioni da taglio o da corpi contudenti, i consulenti procederanno all’effettuazione di altri esami come ad esempio radiografie e Tac.

LA MORTE RISALE A 30 GIORNI PRIMA. La data del decesso risalirebbe a 15, al massimo 30 giorni prima del ritrovamento: il cadavere dalla vita in giù è saponificato, mentre dalla vita in su è ridotto ormai a uno scheletro. I carabinieri sono però riusciti a isolare il cappuccio di pelle su un dito risultato decisivo per l’identificazione.

IL CASO BRENDA. La morte del transessuale Brenda, coinvolto nel caso Marrazzo, risale al 20 novembre. Mentre a settembre era deceduto per un arresto cardiaco, stroncato da una dose di eroina tagliata male, Gianguarino Cafasso, il pusher che, secondo i carabinieri coinvolti nel caso dell’ex governatore della regione Lazio, girò il filmato di quanto avveniva nell’appartamento di via Gradoli.

DENUNCIA DEL GAY PROJECT. Imma Battaglia, presidente del Dì Gay Project, denuncia: “Una morte così sconcerante come quella di Ostia lascia tutti molto sgomenti.Bisogna capire se c’è un collegamento tra questo delitto e la morte di Brenda vista la coincidenza dei tempi”. Si tratta, sottolinea la Battaglia, “di due morti troppo misteriose e inquietanti, che meritano che si faccia luce al più presto su tutta la faccenda, ancora tragicamente oscura. Questo delitto così efferato merita giustizia”.

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