ROMA. In una conferenza stampa congiunta con il premier Silvio Berlusconi, il Ministro della Giustizia Angelino Alfano ha annunciato lavvio del piano carceri.
Sono quattro i punti fondamentali del progetto varato questa mattina dal Consiglio dei Ministri: lavori di edilizia penitenziaria con la costruzione di nuovi istituti e nuovi padiglioni per portare la capienza a 80mila posti; detenzione domiciliare ai condannati per reati non gravi ai quali resta da espiare un anno e assunzione di duemila agenti penitenziari.
Il Ministro Alfano ha sottolineato che lo stato di emergenza delle strutture carcerarie italiane durerà fino al prossimo 31 dicembre 2010 poiché, attualmente, sono 64.990 i detenuti contro una capienza regolamentare di 44.066 posti. Secondo il piano carceri, entro la fine dellanno, saranno costruiti 47 nuovi padiglioni con un ritmo di lavoro che, come ha sottolineato Berlusconi, si baserà sul modello dellAquila, ovvero 3 turni di lavoro, in modo da poter realizzare in 20 giorni quello che di solito richiede 2 mesi.
Per accogliere i detenuti in attesa di nuovi istituti spiega Alfano saranno realizzate quarantasette strutture
temporanee. Alla fine di tutto il piano verranno predisposti 21.709 nuovi posti nei penitenziari italiani e assunti duemila nuovi agenti di polizia penitenziaria, per un totale di 500 milioni di euro messi a disposizione dallultima finanziaria. Abreve, sempre nellambito del piano carceri, verrà presentato un ddl in due articoli: il primo introduce la possibilità della detenzione domiciliare per chi deve scontare solo un anno di pena residua, mentre laltro prevede la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino a tre anni, che così potranno svolgere lavori di pubblica utilità, con conseguente sospensione del processo.
Questa che ci accingiamo a compiere ha concluso il Guardasigilli – è una missione che non ha precedenti nella storia della Repubblica, perché si vuole risolvere il problema del sovraffollamento carcerario non ricorrendo allennesima amnistia o indulto ma volendo dare dignità a chi deve, comunque, scontare una pena.