AVERSA. Cè una scuola media, ad Aversa, che ha ben 70 anni di vita.
È la scuola dove sono state forgiate anime e formate coscienze di giovani aversani che avrebbero poi ricoperto alte cariche istituzionali, culturali e civili; la scuola nella quale le menti più illuminate della città di Aversa vi hanno studiato.
È la scuola media statale Gaetano Parente, la prima scuola media di Aversa. Oggi questa storica istituzione scolastica, nel marasma della pochezza culturale che affligge ogni settore della società civile, non ha lanacronistica, utopistica e vana presunzione di rappresentare la scuola dellintellighentia aversana, non asseconda le pretese di vuoto elitarismo di certa utenza.
Oggi la media Parente assolve a un ben più alto e nobile compito. Insistendo su un territorio larea nota come Aversa Nord atavicamente avaro di stimoli culturali, povero di centri di aggregazione giovanile, carente di strutture di servizio per la comunità, la scuola media Gaetano Parente rappresenta lunica agenzia educativa del territorio, delle cui istanze socio-culturali si fa carico. Qui gli allievi, strappati ai falsi e devianti modelli della strada, riescono a esprimere le proprie potenzialità e a soddisfare i bisogni educativi. Da qualche anno, però, la Parente, per svariati motivi, sta subendo una contrazione discritti. Questo ha portato a un sottodimensionamento che ha per conseguenza la drastica riduzione di risorse umane (personale docente, di segreteria e collaboratori scolastici) e finanziarie.
Per evitare unindecorosa lenta agonia della storica istituzione scolastica, lamministrazione comunale di Aversa aveva deliberato laccorpamento della scuola col I Circolo Didattico (la scuola elementare di via Corcione, per intenderci). Quella che a primo acchito poteva sembrava una trovata strampalata e fantasiosa aveva invece delle validissime ragioni: la nascita del comprensivo Diaz-Parente avrebbe garantito nel tempo una platea scolastica stabile e numericamente importante con la conseguente possibilità di programmare interventi didattici a medio e lungo termine con la sicurezza di poter contare su flussi economici crescenti e sufficienti a tradurre in competenze spendibili nel vissuto quotidiano lazione educativa posta in essere dalla scuola. La formazione di un tale istituto comprensivo avrebbe dotato la città di unagenzia educativa la cui funzione avrebbe investito trasversalmente i vari aspetti legati alla crescita individuale, sociale, culturale delladolescente. La popolazione scolastica di Aversa Nord, non sarebbe stata più a rischio ghettizzazione, gli scambi culturali e sociali sarebbero diventati strumento di crescita continua. Non la distruzione di due scuole, quindi, ma la creazione di Ente capace di soddisfare i bisogni educativi e culturali di una frangia della popolazione che da troppo tempo è destinataria di interventi istituzionali occasionali e poco incisivi.
Succede invece che mentre lEnte Provincia approva questo piano,
Ora, ecco lo scenario futuro che si prospetta per la Parente: la mancanza di risorse umane e finanziarie rischierà di vanificare tutta la serie di interventi strategici messi in atto dai docenti; la Parente non chiuderà, ma costringerla ad essere scuola autonoma senza averne i numeri contribuirà ancor di più a rendere difficoltosa lattuazione di attività volte a migliorare lo status socio-culturale degli allievi di questa scuola, destinati, così, ad esser ancora trattati come ragazzi di serie B.
È stata persa unoccasione unica per risolvere un problema che va oltre la politica, oltre il colore degli schieramenti, oltre meschine beghe personali mascherate da battaglie sociali, oltre soprattutto quei numeri letti in modo unidirezionale e acritico. Qui si trattava di fornire finalmente a ragazzi privi di mezzi economici, culturali e sociali unopportunità vera per poter operare alla pari coi propri coetanei. Si trattava non di attivare un intervento politicizzato, ma la seria possibilità da parte delle Istituzioni di offrire una risposta efficace e concreta alle istanze della collettività. Era unoccasione forse irripetibile per mandare il segnale forte che le istituzioni sono vicino alle frange più deboli della popolazione. Ma non è stato possibile.
Ragazzi di Aversa Nord, scusateci: non si poteva perdere una presidenza per aiutarvi a crescere! Chi, in Regione, ha preso quella decisione incomprensibile ai più, dovrà avere lonestà intellettuale di ammettere di aver preso una cantonata e, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni, cercare di porre rimedio a unazione che ha di fatto danneggiato sia gli utenti sia i lavoratori della scuola.
Qual è la vera ragione per la quale lassessorato regionale al ramo non ha ritenute valide ragioni che hanno ottenuto una generale condivisione? Perché si è continuato strumentalmente a parlare di chiusura di scuole quando a tutti era chiaro che nessuna scuola sarebbe stata chiusa? Perché non sono stati ascoltati di Dirigenti scolastici coinvolti nel provvedimento? La comunità aversana e i soprattutto quei ragazzi che vedono sfumare loccasione di poter finalmente dimostrare ad armi pari il proprio valore, esigono una risposta celere, sincera, esauriente. Se così non sarà, la scuola, la scuola in genere, non avrà vita facile nel convincere i giovani di appropriarsi del senso del bene comune, di coltivare lidea dellinteresse generale, di abbandonare i luoghi comuni della sfiducia nelle istituzioni, visto che proprio queste li hanno traditi. E sarà vera fortuna se di questo brutto episodio di discriminazione sociale e culturale non ne approfitterà quella piovra che sguazza nella depressione economica, nelle difficoltà di inserimento, nelle impossibilità di integrazione di cui spesso soffrono tanti adolescenti, offrendo loro possibilità di riscatto che invece li porterebbe alla rovina.
di ENZO MAIORCA, docente della Scuola Media Statale G. Parente di Aversa