Falsi braccianti agricoli, maxi truffa nell’aversano e nel giuglianese

di Redazione

 CASERTA. Il protocollo d’intesa, stipulato il 16 luglio 2008, tra il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere …

… e la Direzione Regionale Inps per la Campania di Napoli, in materia di “truffe all’Inps mediante l’assunzione di falsi braccianti da parte di imprese esercenti fittiziamente in tutta o in parte, l’attività agricola” produce i primi, significativi, risultati.

I militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Caserta – Sezione Tutela Spesa Pubblica, nel corso dell’anno 2009, hanno condotto articolate indagini di polizia giudiziaria delegate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere, che hanno consentito di disvelare un vera e propria tendenza a delinquere nell’ambito delle erogazioni pubbliche nel settore della disoccupazione agricola. Diverse sono state, infatti, le truffe perpetrate attraverso l’indebita percezione ai danni dell’Inps delle indennità previste per il sostegno dello specifico settore, per un importo complessivo di circa 1 milione e 600mila euro, denunciando 186 soggetti e segnalandone 296 alla locale Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere.

Le investigazioni permettevano di accertare che i titolari di 9 aziende agricole, con sedi dichiarate nell’agro aversano e giuglianese, mediante la presentazione di documentazione fittizia, attestavano falsamente l’instaurazione di centinaia di rapporti di lavoro, con altrettanti braccianti agricoli, permettendo a questi ultimi di richiedere e, nella maggior parte dei casi, ottenere le prescritte indennità di disoccupazione, maternità e di malattia, nonché assegni per il nucleo familiare.

Le complesse attività investigative evidenziavano che le predette aziende agricole presentavanoall’Inps, allegati alle denuncie aziendalidi inizio attività, contratti di fitto di terreni e mezzi agricoli, intestati a soggetti ignari di tale accordo commerciale o addirittura defunti da molti anni, documentando falsamente, un fabbisogno di lavoro in misura palesemente sproporzionata rispetto a quello effettivamente necessario per i terreni dichiarati, presentando trimestralmente all’Inps le dichiarazioni di manodopera agricola, per un totale di circa 150mila giornate lavorative fittizie.

E’ stato inoltre accertato che tra i titolari delle presunte aziende in esame vi fossero soggetti nullatenenti e pregiudicati, appartenenti anche a sodalizi criminali del napoletano, nonché un soggetto attualmente recluso presso un istituto di pena. Non vi è motivo di escludere infatti che molte delle indennità di disoccupazione agricole riscosse dai singoli braccianti siano state incassate e poi “girate” in tutto o in parte proprio ai soggetti organizzatori delle truffe riconducibili alla criminalità organizzata napoletana e casalese, rappresentandone un redditizio canale di finanziamento.

Le predette aziende agricole, inoltre, non hanno mai corrisposto le somme per i prescritti contributi dovuti in relazione alle dichiarazioni di manodopera prodotte, ovvero contributi di natura previdenziale che una sana realtà aziendale deve sostenere, risultando così anche debitrici nei confronti dell’Inps e dell’Inail per un importo di circa un milione di euro.

La scoperta della frode ha consentito di bloccare ulteriori erogazioni da parte dell’Inps, evitando ulteriori distorsioni al sistema della sicurezza sociale gestito dal predetto Ente, a garanzia di prestazioni di carattere previdenziale ed assistenziale, in considerazione del fatto che tali benefici avrebbero concorso a far maturare l’acquisizione del diritto al trattamento pensionistico ai medesimi braccianti.

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