KABUL.Non è un medico, come riferito in un primo momento, ma un diplomatico, Pietro Antonio Colazzo, la vittimaitaliana dell’attentato della scorsa notte a Kabul, in Afghanistan, che ha provocato 17 morti e 30 feriti.
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha riferito che Colazzo, 48 anni, di Galatina (Lecce),era un consigliere diplomatico della Presidenza del Consiglio italiano. Si era parlato di Colazzo anche come “agente dei servizi segreti italiani”, versione smentita dalla Farnesina.
Bisognerà attendere ancora qualche ora per una chiara ricostruzione dell’attentato. Ma i dirigenti afgani, e lo stesso presidente Karzai, hanno già reso omaggio all’agente italiano ucciso dai talebani. “L’italiano alloggiava al Park Residence”, ha spiegato il capo della polizia della capitale afghana, il generale Abdul Rahman. “Dopo la prima bomba era al telefono con la polizia quando è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dagli assalitori. Era un uomo coraggioso”.
Fra le vittime accertate ci sono anche un cittadino francese e dieci indiani. Un britannico ospite dell’albergo Safi Landmark a Kabul, Brian Briscombe, ha detto alla Bbc di essersi svegliato tra vetri infranti e nel fumo.
L’attacco, come ha annunciato un portavoce dei ribelli, Zabihullah Mujahid, è stato sferrato alle 6.30 locali (le 3 in Italia) da cinque kamikaze,tre dei quali si è fatto esplodere di fronte all’albergo, mentre altri due sono stati uccisi.
Nella guest house risiedevano membri della comunità indiana e altri stranieri. Al momento sono in corso le operazioni di recupero dei cadaveri rimasti sotto le macerie. Secondo il generale Ahman Zia Yaftali, portavoce del ministero della Difesa, tra le vittime ci sarebbero alcuni stranieri, tra cui si contanoColazzo e almenoquattro cittadini indiani. Altri quattro italiani sarebbero stati portati in salvo dalle forze di polizia afgane.
L’attacco avviene a 12 giorni di distanza dall’inizio dell’operazione “Moshtarak”, coordinata dalle forze Nato e dal governo afghano, per la conquista della provincia di Helmand. Nei giorni scorsi era stata issata la bandiera dell’amministrazione afghana nella cittadina di Marjah, fino a poco tempo fa roccaforte dei talebani.
Il 4 ottobre 2007 il sottufficiale del Sismi, Lorenzo D’Auria, di 33 anni, morì dopo 30 giorni di agonia in seguito alle gravi lesioni cerebrali per un ferimento alla testa nella provincia di Farah.