Ciancimino: “Forza Italia frutto di trattativa Stato-Mafia”

di Redazione

Massimo CianciminoPALERMO. “Forza Italia è il frutto della trattativa tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del ’92”. Dall’aula bunker di Palermo, Massimo Ciancimino, fa il nome di Silvio Berlusconi

… nell’ambito del processo che vede imputati per favoreggiamento aggravato l’ex comandante del Ros, Mario Mori, e l’ex colonnello Mauro Obinu, accusati della mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995 dopo le segnalazioni di un confidente. Il figlio del defunto ex sindaco di Palermo ha esibito vari documenti, compreso un passaporto intestato a suo figlio dieci giorni dopo la nascita, e del quale aveva parlato nella precedenza udienza sostenendo che il documento gli venne rilasciato grazie a “Franco”, l’ancora non identificato agente dei servizi segreti che fin dagli anni ’70 manteneva contatti con Vito Ciancimino.

I “PIZZINI” DI PROVENZANO”. Secondo Ciancimino junior, Forza Italia rappresentò la fase finale della presunta trattativa Stato-Mafia. L’argomento è stato affrontato dal teste nel corso della spiegazione di un pizzino, depositato agli atti del processo, e che a suo dire sarebbe stato indirizzato dal boss Provenzano a Belusconi e a Marcello Dell’Utri. Nel pizzino, Provenzano avrebbe parlato di un presunto progetto intimidatorio ai danni del figlio di Berlusconi. “Intendo portare il mio contributo – si legge nel pizzino – che non sarà di poco conto perché questo triste evento non si verifichi (si allude all’intimidazione ndr). Sono convinto che Berlusconi potrà mettere a disposizione le sue reti televisive”. “Mio padre – ha spiegato Ciancimino junior – mi disse che questo documento, insieme all’immunità di cui aveva goduto Provenzano e alla mancata perquisizione del covo di Riina, era il frutto di un’unica trattativa che andava avanti da anni. Con quel messaggio Provenzano voleva richiamare il partito di Forza Italia, nato grazie alla trattativa, a tornare sui suoi passi e a non scordarsi che lo stesso Berlusconi era frutto dell’accordo”. Ha anche detto che la prima parte del pizzino, che lui custodiva, sarebbe sparita. Poi, tra il 2001 e il 2002,Provenzano avrebbe”riparlato con Dell’Utri. Me lo disse mio padre”. In quell’occasione, ha affermato, sarebbero state date “rassicurazioni” su provvedimenti a favore dei boss, come “l’aministia e l’indulto”.

“SEGRETO DI STATO”. Sul suo ruolo nella presunta trattativa, a Ciancimino sarebbe stato garantito il “segreto di Stato” dal capitano De Donno, da “Franco” e dallo stesso padre. “Mi dissero che non sarei mai stato chiamato in nessun processo, ‘né tu né tuo padre’, mi dissero”. La collaborazione di Ciancimino jr con i magistrati, prima della procura di Caltanissetta e poi di quella di Palermo, avvenne – ha ricordato lui stesso – dopo una intervista ad un noto settimanale nel gennaio del 2007. “Ci sono le telefonate, la lettera inviata a Berlusconi che è stata sequestrata in casa mia nel 2005. Come faccio, chiedevo? – ha detto Massimo Ciancimino – Loro invece mi assicurano, nessuno ti contesterà l’uso della sim con la quale ci chiamavi, e nessuno ti chiederà della missiva a Berlusconi e Dell’Utri. Era nel 2006. A parlarmi fu un capitano dei carabinieri (sedicente, l’ha definito il pm Antonino Di Matteo), in borghese. Io ero agli arresti domiciliari. Due militari in divisa, in quell’occasione, attendevano in una altra stanza”.

“HO RICEVUTO MINACCE”. Poi Ciancimino jr ha rivelato che “la settimana scorsa sul parabrezza dell’auto blindata la mia scorta ha trovato una lettera minatoria in cui si diceva che nessuno, neppure i magistrati di Palermo con cui sto collaborando, sarebbero riusciti a salvarmi”. Il teste ha anche detto che, nel maggio scorso, un agente dei Servizi, quando ormai la collaborazione era di dominio pubblico, gli aveva detto di “preoccuparsi dell’incolumità di suo figlio”.

LETTERA A BERLUSCONI. A quel punto, il testimone ha consegnato, a sorpresa, una lettera scritta dal padre Vitoe indirizzata a Dell’Utri e per conoscenza a Berlusconi.Si tratta della rielaborazione di un “pizzino” scritto da Provenzano agli stessi destinatari e già agli atti del processo Mori. Nella lettera c’è una parte che coincide con quella scritta da Provenzano e relativa a un tentativo di intimidazione al figlio di Berlusconi e alla necessità che il politico metta a disposizione alcune sue reti tv. Nella rielaborazione di Ciancimino, però, c’è una parte nuova in cui si legge: “Se passa molto tempo e ancora non sarò indiziato del reato di ingiuria sarò costretto a uscire dal mio riserbo che dura da anni”. Secondo Ciancimino jr si trattava di una sorta di minaccia all’attuale premier.

DELL’UTRI DENUNCIA CIANCIMINO PER CALUNNIA. Intervistato dal Tg5, Marcello Dell’Utri ha smentito le dichiarazioni rese da Ciancimino: “Lo Stato non eravamo noi in ogni caso, a parte che non siamo lo Stato, ma non siamo mai stati in condizione di essere parte in questi discorsi. Se Ciancimino vuol parlare di cose successe veramente, si vada a cercare dove sono successe e con chi. Certamente – ha sottolineato il senatore – io non c’entro niente, e non parliamo ovviamente di Berlusconi, ma proprio niente di niente. Qui siamo alla pura invenzione che sfiora anzi sicuramente entra nel campo della pazzia. Si tratta di un folle totale o di un disegno criminoso volto a dire cose allucinanti come queste. Sono delle falsità tali che mi hanno già portato alla decisione di denunciare per calunnia il personaggio in questione, cosa che gli avvocati faranno non appena avranno tutti gli atti di questo interrogatorio”.

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