ROMA. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, rende noto che per lo stabilimento di Termini Imerese ci sono diverse offerte, bisogna solo valutare quale sia la migliore per salvaguardare i posti di lavoro.
In un’intervista a Canale 5, afferma: “Abbiamo 8-9-10 offerte, che stiamo valutando e che presenteremo il 5 marzo al tavolo dell’auto per valutare qual è quella che può garantire i posti di lavoro: abbiamo tempo un anno e mezzo”. “Termini Imerese per la Fiat è un discorso chiuso, ma il Lingotto agevolerà, aiuterà, non ostacolerà una soluzione diversa. Fiat ha dichiarato di volerlo chiudere, nell’ambito della riorganizzazione che sta facendo in Italia – ha aggiunto Scajola – Noi riteniamo che ci sia ancora spazio per Termini, ma prendiamo atto della decisione di Fiat. Abbiamo però chiesto al Gruppo di aumentare la produzione in Italia, e aumenterà da 650 mila a 900 mila pezzi. Per quanto riguarda Termini, abbiamo chiesto a Fiat che insieme a noi si impegni per trovare una soluzione industriale, possibilmente ancora sull’automobile”.
Peril presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, alcune delle proposte ricevute da Scajola “sono degne di attenzione”, mentre non avrebbe senso insistere con la Fiat: “Termini Imerese è uno stabilimento che per motivi logistici e di efficienza non riesce a stare in piedi. Il vero tema, dunque, è reimpiegare le persone, non perdere posti di lavoro in un momento delicato come questo”.
Tuttavia i sindacati rilevano come la soluzione per lo stabilimento siciliano debba per forza passare dalla Fiat. In particolare, secondo il leader della Uil, Luigi Angeletti, il Lingotto “deve indicare una soluzione che sia credibile. Noi possiamo certamente dare una mano ma non è certo l’azienda che deve dare una mano al governo a decidere. Noi non ci rassegniamo all’idea che si chiuda un’impresa in cambio di niente o di assistenza”.
Mentre il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni rileva come ci sia “un silenzio assordante” da parte della Fiat sul piano industriale relativo a tutti gli stabilimenti del Paese. “L’unica cosa che hanno fatto con molta solerzia è dividersi i dividendi, per il resto è tutto occultato”, ha aggiunto Bonanni.
Sull’altro stabilimento diPomigliano d’Arco (Napoli), Scajola ha osservato che questo “soffre della crisi di produzione dell’Alfa Romeo, che è debole in questo momento: ma in accordo con la Fiat si prevede lo sviluppo producendo lì la Panda, che attualmente è prodotta in Polonia e che è il modello di punta delle vendite Fiat”.
Infine,sulla polemica relativa agli incentivi, Scajola ha parlato dei 270 milioni ricevuti dal gruppo automobilistico per la ricerca e gli investimenti: “Certo è – ha sottolineato – che questi incentivi sono quelli che hanno permesso di avere prodotti innovativi e quindi di vincere la battaglia per la Chrysler. Non vanno restituiti, ma sono un grande impegno perché la Fiat sviluppi l’italianità e la presenza in Italia”. “Nel passato – ha concluso il ministro – la Fiat ha dato diverse prove di poca attenzione all’auto, ma da quando c’è Marchionne ha investito molto sul settore, che è diventato il suo core business. E allora via le polemiche, ma la Fiat si ricordi che l’Italia ha dato alla Fiat come la Fiat ha dato all’Italia”.