ROMA. “Nelle regioni settentrionali il Pdl non deve essere subalterno alla Lega Nord”. Il monitoarriva dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della presentazione dell’ultimo numero di Charta minuta, bimestrale della fondazione FareFuturo.
“Il Pdl al nord deve riconfigurare il suo rapporto con la Lega uscendo dalla subalternità, perché tra la copia e l’originale, si acquista l’originale. Non ci si può lamentare se l’elettore sceglie di conseguenza. Non si tratta di rompere l’alleanza, ma ci si divide là dove ci sono diverse sensibilità”, ha detto Fini.
Il presidente della Camera ha poi sottolineato che in Italia cè un “egoismo diffuso” che mette a rischio la coesione nazionale. “Il problema non è la Lega, ma il modo di affrontare il divario tra Nord e Sud. Se uno pensa di fare una politica della coesione dicendo che darà al Sud più denari, sbaglia: è il modo migliore per far crescere linsofferenza al Nord. Al Sud di denari ne sono arrivati fin troppi”.
Fini ha anche smentito le voci che lo danno “ispiratore” di una corrente interna al Popolo della Libertà. “An – dice – aveva il 12%, la sua dialettica, la sua organizzazione. Con un certo travaglio interno si è deciso di chiudere il Novecento e la storia della destra che faceva parte della storia repubblicana aderendo al Pdl. Se volevo fare una corrente, allora sarebbe stato meglio tenerci stretta An e il suo 12%, se no saremmo da ricovero”. Tuttavia, il leader di Montecitorioha respinto la logica del pensiero unico all’interno del partito: 2In una fase post-ideologica, come si può pensare che ci sia ortodossia ed eresia? Sono finite le ideologie, ma non le idee”.