AVERSA. Un tempo le città si svuotavano perché si preferiva alla caotica vita cittadina la tranquillità della campagna, ma oggi?
Si, perché non tutti sanno che da un po’ di tempo a questa parte c’è una sorta di migrazione in negativo di cittadini aversani verso altri lidi. Il trend parla chiaro: in occasione dell’ultimo censimento effettuato nel 2001 la città di Aversa contava circa 53.300 cittadini residenti, nel 2002 ci sono state “perdite” per ben 150 unità, nel 2003 ancora un negativo di 180 unità, 580 nel 2004, 165 nel 2005, 180 nel 2007, 150 nel 2008 e ben 220 nel 2009.Solo il 2006 ha registrato un incremento di 150 unità. A conti fatti, siamo scesi, e di molto, di oltre 2mila persone, arrivando ad un totale netto di quasi 51mila abitanti certificati. E c’è da scommettere che la tendenza per questi primi mesi del 2010 sia peggiorata.
Le motivazioni? Potrebbero essere diverse. Dalla antipatia cronica per gli amministratori comunali, alla propensione di stabilirsi in paesi limitrofi dove anche il costo dei fitti è molto inferiore che in città. Ma potrebbero sussistere anche altre motivazioni alla base della “strana fuga”. Si potrebbe pensare ad individui singoli che chiedono la residenza ad Aversa per poter iscrivere i loro figli in uno dei circoli presenti sul territorio cittadino, e, una volta ottenuto il risultato sperato, ritornare ai paesi di origine. Oppure ancora le residenze “ad hoc” in vista delle elezioni comunali o politiche.
Qualunque sia la motivazione, il dato permane e il trend è negativo, con Aversa che si spopola. Dato molto strano se si considera che la città normanna è diventata nell’ultimo decennio una sorta di “dormitorio permanente” di coloro che abitano nell’hinterland napoletano, attratti dalla tranquillità apparente di Aversa. Ed allora cosa accadrà quando anche i circa mille aversani del rione Bagno saranno annessi al comune di Cesa? Ci si troverà molto vicini a perdere tutti i benefici che vengono concessi alle città con più di 50mila abitanti. Un “gran successo”, davvero.
