Cogne bis, Lorenzi ribadisce: “Mia moglie è innocente”

di Redazione

i coniugi FranzoniTORINO. Stefano Lorenzi, marito di Annamaria Franzoni,condannata perl’omicidio del figlioletto Samuele, avvenuto il 30 gennaio del 2002 nella villetta di Cogne, ha testimoniato nel tribunale di Torino al processo in cui la moglie è imputatacon l’accusa di calunnia nei confronti del vicino di casa, Ulisse Guichardaz.

“Oggi come allora se avessi il minimo dubbio sulla sua colpevolezza prenderei subito le distanze e non mi comporterei così”, ha detto Lorenzi durante il processo battezzato “Cogne bis”. “In un primo momento ho pensato a tutto non ho escluso mia moglie solo perchè era mia moglie. – ha affermato quando gli è stato chiesto che cosa ha immaginato non appena vide il figlioletto agonizzante fasciato e portato via dai soccorritori – Ci ho ragionato un attimo e poi l’ho esclusa perchè il suo ricordo di cosa fece quella mattina era stato estremamente preciso e ricco di particolari. Se avessi avuto il minimo dubbio allora non mi sarei comportato così. Questo lo dico adesso e vale anche per domani”.

Lorenziha parlato per tre ore, rispondendo alle domande del pm Giuseppe Ferrando e ripercorrendo la storia della sua vita e di quella della moglie da quando si conobbero nel 1991 a Cogne fino agli anni dopo il delitto. Quando l’uomo ha iniziato a raccontare la mattina del 30 gennaio 2002 è parso più emozionato e quando ha dovuto raccontare il momento in cui la dottoressa Satragni lo aveva avvisato con una telefonata della morte del figlio, portato in ospedale dal 118, ha pianto e non è riuscito a proseguire il discorso. Poi si è ripresoe ha spiegato cosa accadde dopo che fu accertata la morte di Samuele, fino ad arrivare alla denuncia dell’estate del 2004 nei confronti di Guichardaz, accusato (ma il caso è già stato archivato) dai coniugi Franzoni dell’omicidio del figlio.

“Ci fidavamo, ci siamo sempre fidati e lasciti consigliare da Taormina”, ha detto Lorenzi, riferendosi al loro ex legale Carlo Taormina chedurante il suo interrogatorio (quando era indagato) aveva sostenuto che fosse stato proprio Lorenzi a indicargli Guichardaz come responsabile dell’omicidio del piccoloSamuele. Riguardo alla denuncia nei confronti dello stessoGuidchardaz,Lorenzi ha spiegato: “Ci vennedetto che serviva a porre l’attenzione nei confronti dell’autorità giudiziaria su alcuni elementi nei confronti di questa persona. E che poi ci sarebbe stata l’attività investigativa dell’autorità giudiziaria”. Lorenzi ha anche riferito di essere stato avvertito da Taormina che “bisognava fare attenzione a un’eventuale denuncia di calunnia verso di noi”. “Quindi per noi, avendo scritto lui la denuncia, era implicito che fossero state poste delle barriere, dei ripari nei nostri confronti. Noi fummo rassicurati di questo, io, mia moglie e mio padre al momento della firma (30 luglio 2004)”. “Io sono stato deluso dalle parole di Taormina, – ha aggiunto Lorenzi – non è vero che indicai io il Guichardaz come colpevole”. “Quella mattina del 30 luglio 2004 – hacontinuato il marito della Franzoni – Taormina venne a casa nostra con l’atto della denunciae ci disse che il movente era un po’ debole, allora ci venne in mente di quella lettera che Annamaria aveva scritto come memoria e che aveva spedito a casa nostra (affinchè facesse fede per la data il timbro postale, ndr) in cui raccontava di un episodio avvenuto proprio nel negozio del Guichardaz. Prima dell’omicidio di Samuele, Annamaria era andata a fare la spesa da Ulisse (un venditore di frutta e verdura a Cogne, ndr) e lui aveva ripreso il piccolo in modo brusco perchè non stava fermo e voleva uscire dal negozio. La mattina del 30 luglio 2004 ci venne in mente questo episodio e lo riferimmo all’avvocato Taormina che chiamò il suo studio a Roma in modo da inserire nella denuncia questa integrazione”. Lorenzi ha riferito al giudice che Taormina aveva fretta di fare denuncia e che la voleva depositare entro la fine della giornata presso la Guardia di finanza di Roma. “Io e Annamaria -ha dettoLorenzi – non c’eravamo posti una scadenza invece e anche mio padre era molto critico su questo modo di fare, sul correre, sul non dedicare il tempo giusto alla cosa”. Il motivo della fretta di Taormina sarebbe stata la pressione mediatica. L’avvocato, infatti, nei giorni precedenti più volte aveva annunciato agli organi di stampa che conosceva il nome del vero responsabile del delitto e che lo avrebbe annunciato a breve. Lorenzi ha sottolineato di non essere convinto della colpevolezza di Guichardaz:”Il mio intento – dice – era di portare alla luce questi elementi. Non avevo la certezza della sua colpevolezza e mia moglie nemmeno”. Lo stesso professor Gelsomino, un investigatore privato ingaggiato dal pool della difesa dei Lorenzi che spiò il Guichardaz in più occasioni a Cogne, “diceva – ha riferito Lorenzi- che non era sicuro al cento per cento ma aveva dato delle percentuali e la più alta era arrivata al novanta”.

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