Ddl lavoro, Napolitano rimanda alle Camere. Sacconi: “Proporremo modifiche”

di Angela Oliva

 ROMA. “La riforma va bene ma con garanzie ed equilibrio”, commenta così Giorgio Napolitano il fatto che non ha firmato il ddl sul lavoro.

Il Capo dello Stato, infatti, ha rinviato alle Camere la norma ed ha spiegato le sue ragioni attraverso una nota ufficiale: “Il capo dello Stato non ha firmato a causa della eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – si legge ancora nella nota del Quirinale – ha chiesto alle Camere, a norma dell’art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge: ‘Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro’.

Il Capo dello Stato– sottolinea la nota – ha ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale. Inoltre – prosegue il testo del Quirinale – il ddl sul lavoroè partito da nove articoli e 39 commi per poi raggiungere la consistenza di 50 articoli e 140 commi, diventando così un provvedimento contenente le materie più disparate e diventando dunque una legge molto complessa”.

A tali precisazioni ha risposto il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi che ha assicurato che il Governo terrà conto delle precisazioni del presidente Napolitano: “Il capo dello Stato chiede un ulteriore approfondimento da parte del Parlamento, che ci sarà. Il Governo proporrà modifiche sempre con un istituto, che lo stesso presidente della Repubblica ha apprezzato”.

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