ROMA. Il consiglio dei ministri ha approvato il decreto interpretativo per risolvereil problemadelle liste rimaste escluse in vista delle prossime elezioni regionali.
Il via libera è arrivato attorno alle 21.40 di venerdì, due ore dopo rispetto l’ora fissata per l’inizio della seduta, un intervallo resosi necessario per affinare il testo e renderlo compatibile con una valutazione positiva da parte del presidente della Repubblica, cheaveva detto chiaramente di non essere disposto ad avallare un intervento d’urgenza di tipo innovativo. Tuttavia, Giorgio Napolitano si è reso disponibile ad esaminare un testo diverso e ha dato il benestare al decreto così come formulato dal Consiglio dei ministri.
Il decreto, fa sapere il governo,”mira a consentire lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali regionali e a garantire coesione sociale”. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha spiegato che non è stata effettuata alcuna modifica alla legge elettorale e che “non c’è stata alcuna riapertura dei termini”. “Abbiamo dato un’interpretazione per consentire al Tar di dare applicazione alla legge in modo corretto”. Silvio Berlusconi ha commentato con soddisfazione “la collaborazione tra istituzioni”.
Un provvedimento approvatoal termine di una giornata di fibrillazione in cui hanno tenuto banco la posizione intransigente dell’opposizione rispetto a possibili scorciatoie legislative e, appunto, la posizione che sulla vicenda potrebbe assumere il presidente Napolitano. Il Quirinale aveva fatto sapere al premier di non essere propenso ad avallare provvedimenti d’urgenza che modifichino la legislazione in materia. E per questo l’esecutivo ha optato per un decreto interpretativo.
Quattro i punti che compongono il decreto: i termini di presentazione delle liste si basano anche sul fatto che con qualsiasi mezzo si dimostra la circostanza che si era presenti nel luogo di consegna nei termini stabiliti dalla legge; il secondo punto prevede che la documentazione possa essere verificata anche in un secondo momento, per la parte che attiene ai timbri e alle vidimazioni; il terzo punto prevede che al Tar possano ricorrere le liste non ammesse, mentre per le liste ammesse sulle quali è stato fatto ricorso ci si può rivolgere al tribunale amministrativo solo dopo il voto. Uno dei timori del Pdl era infatti che il Tar del Lazio facesse riferimento ad una pronuncia del Consiglio di Stato che prevede che non si possano esaminare ricorsi in materia elettorale nel mese che precede il voto. Il decreto si applica già alle prossime Regionali del 28 e 29 marzo.
Durissima la reazione dell’Italia dei Valori: “Non si tratta di interpretazione, ma di un palese abuso di potere che in uno Stato di diritto andrebbe bloccato con l’intervento delle forze armate al fine di fermare il dittatore. – ha detto il leader del partito, Antonio Di Pietro – Noi ci appelleremo alla societá civile e scenderemo in piazza con una grande manifestazione di protesta civile e democratica”. Di “decreto eversivo” parla invece il radicale Marco Cappato, secondo cui è in atto “un tentativo di porre il potere al di sopra e contro la legge” e per questo ritiene che le elezioni andrebbero annullate e riconvocate. Sempre tra i radicali è lapidario il giudizio di Emma Bonino, candidata nel Lazio: “È una delle pagine più vergognose della storia del Paese dal punto di vista giuridico. Non ci sono parole. Non ci sono situazioni che possono autorizzare un governo a emettere norme palesemente illegali”. Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani,”non si sa se c’è da piangere o da ridere”.