VIGEVANO. Ha usato la formula dubitativa il gup di Vigevano, Stefano Vitelli, che ha assolto, nelludienza dello scorso dicembre, Alberto Stasi dallaccusa di omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, assassinata brutalmente il 13 agosto del 2007.
La motivazione della sentenza, spiegata in 159 pagine, emerge a seguito di un quadro istruttorio contraddittorio ed altamente insufficiente, che non determina lesistenza di una prova certa riguardo un possibile movente o occasione dellomicidio da parte dellattuale imputato. Il dubbio, a parere del gup, “non deve essere certo inteso come un mero dubbio possibile (…) quanto di una situazione finale di concreta incertezza che rimane, una volta esaminati tutti gli elementi processuali a disposizione, nel giudizio logico/probatorio di ascrivibilità del fatto all’imputato: il dubbio non è astratto o meramente immaginario ma diventa concreto e ragionevole, laddove si fondi appunto (come nel caso di specie) su evidenze processualmente emerse.
Per il giudice, si legge dalla sentenza, questa finale regola probatoria e di giudizio rappresenta non solo l’attuazione di fondamentali principi costituzionali ed un imprescindibile pilastro di uno stato liberl-democratico (nel senso più alto e nobile) ma anche e prima ancora un naturale richiamo etico per ogni uomo giusto e ragionevole”.
Maggiore certezza arriva invece nella determinazione dellorario delluccisione di Chiara, che secondo gli ultimi rilievo si collocherebbe nel lasso di tempo, immediatamente successivo alla disattivazione dellallarme perimetrale avvenuto alle ore 9:12 della mattina del 13 agosto, ribaltando quella visione che accertava la morte di Chiara alle ore 12:20.
Ricostruendo laggressione omicida che avrebbe portato alla morte di Chiara, il giudice tende ad affermare “con ragionevole certezza” che la sua durata complessiva “non si è ridotta in un atto fortemente concentrato nel tempo ma ha richiesto almeno alcuni diversi minuti”. Questo però non libera Stasi dalla morsa dei sospetti come volevano i suoi legali: il gup ha infatti bocciato la tesi della possibile presenza sulla scena del delitto di due aggressori, così come volevano i legali di Stasi. Secondo il gup tale tesi non potrebbe essere definita certa in quanto non esistono prove evidenti che potrebbero confermarlo.