BISHKEK. Violenze in Kirghizistan, ex repubblica sovietica, al confine con la Cina, dove mercoledì mattina un gruppo di dimostranti ha prima occupato la sede della radio e della tv di Stato nella capitale Bishkek, nei pressi del palazzo presidenziale.
Poi hanno preso il controllo delParlamento, dando alle fiamme il primo piano della sede della procura generale. Secondo alcune fonti dell’opposizione, il ministro dell’Interno Moldomusa Kaongatiev sarebbe stato ucciso a bastonate nella città nordoccidentale di Talas, ma è giunta la smentita del suo portavoce.
Gli scontri tra manifestanti e forze di polizia avrebbero provocato, secondo i media locali, 17 morti,in gran parte uccisi a colpi d’arma da fuoco,e 180 feriti. Ma altre fonti parlano di oltre 100 morti. Solo cinque giorni fa nella capitale kirghisa era giunto in visita il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. In mattinata tutti i principali leader dellopposizione sono stati arrestati. Manifestazioni e scontri sono segnalati anche in altre città del Paese centro-asiatico. Il premier Daniyar Ussenov ha decretato lo stato d’emergenza.
Le proteste sono iniziate nei giorni scorsi a Talas dove i manifestanti avevano fatto irruzione negli uffici governativi. I dimostrantichiedono le dimissioni del presidente Kurmanbek Bakiyev (arrivato al potere cinque anni fa dopo la cosiddetta “rivoluzione dei tulipani”) e protestano anche contro l’aumento del prezzo del carburante,causato a loro avvisodalla corruzione del governo.