WASHINGTON. Condannato all’ergastolo Scott Roeder, l’uomo di 52 anni il 31 maggio 2009 uccise sul sagrato di una chiesa in Kansas, a Wichita,il medico abortista americano George Tiller, 67 anni.
Roeder dovrà restare in carcere almeno 50 anni senza possibilità di uscire di prigione, in virtù della legge “Hard 50”. Al momento dell’arresto, poche ore dopo l’omicidio, Roeder ammise subito di essere l’autore del gesto. Alla polizia disse che “con Tiller in vita troppi bambini non-nati erano in pericolo”. Da allora l’uomo non ha mai rinnegato il suo gesto e per alcuni gruppi “pro life” americani è diventato una sorta di eroe.
In aula, prima della sentenza, ha chiesto e ottenuto di poter parlare per spiegare nel dettaglio per quale motivo lui continui a considerare legittima, in nome della vita dei bambini non nati, la sua decisione di “fermare” il ginecologo. “L’ho fermato perchè dovevo farlo, in nome di Dio. Oggi senza il dottor Tiller Wichita è un posto di gran lunga più sicuro per i bambini non nati”, ha detto.
L’omicidio del ginecologo ha scatenato negli Usa un dibattito accesissimo sull’aborto, al punto che la polizia in un primo tempo arrivò addirittura a prendere in considerazione l’ipotesi di un’azione terroristica da parte di un gruppo organizzato. Sul caso era intervenuto anche il presidente, Barack Obama, dicendosi “sconvolto e offeso” per la morte del medico. “Per quanto profonde possano essere le nostre divergenze su temi difficili come l’aborto, non possono essere risolte con efferati atti di violenza” aveva dichiarato Obama. Resta il fatto che Roeder con il suo omicidio ha portato ad un livello incandescente le polemiche tra i gruppi antiabortisti “pro life” e quelli anti-abortisti “pro choice”.
Tiller, il medico ucciso, era uno dei pochi ginecologi negli Usa che praticavano l’aborto tardivo, l’interruzione di gravidanza anche dopo laventesima settimana, considerata dalla scienza medica la soglia oltre cui un feto può vivere autonomamente al di fuori del grembo materno. Tiller, che sosteneva di aver praticato oltre 60mila aborti, aveva già ricevuto minacce di morte, alcune delle quali dallo stesso Roeder. Ai suoi funerali, il 7 giugno 2009, mentre in chiesa a Wichita era in corso la cerimonia, all’esterno gruppi di attivisti “pro life” manifestaronoo esibendo cartelli come “Dio ha mandato il tiratore”, oppure “Dio nega l’aborto”.