NAPOLI. “Non parlo. Parleranno solo i miei avvocati. Oggi ho un po’ di raucedine e non posso sforzare la gola”. Con queste parole, riferite ai cronisti che affollavano l’ingresso del tribunale di Napoli, Luciano Moggi è entrato in aula per la nuova udienza su Calciopoli.
I legali dell’exdg della Juventus, Maurilio Prioreschi e Paolo Trofino,insieme ai propri consulenti, hanno spulciato 171mila telefonate intercettate durante le indagini, acquisendo altre 75 intercettazioni che nel 2006 non furono trascritte e che per loro dimostrerebbero invece che la tanto famigerata “cupola”, che decideva il destino di ogni singola partita e dei campionati,non è mai esistita.
I testi di alcune di queste intercettazioni sono stati diffusi nei giorni scorsi e per la prima volta sono comparsi presidenti e dirigenti di società rimasti estranei, del tutto o in parte, allo scandalo, da Moratti a Facchetti, passando per Cellino, Galliani e Spalletti.
La tesi dei legali di Moggi è che queste telefonate, ignorate dagli inquirenti, dimostrano che l’allora dirigente bianconero non era l’unico ad avere contatti con arbitri o designatori e che anzi questa era una “pratica comune”. Una sorta di “tutti colpevoli, tutti innocenti” che punterebbe a scagionare Moggi, anche se l’accusa insiste sul fatto che sono i contenuti delle telefonate a fare dell’ex dg juventino il “grande burattinaio”. In effetti, non emerge chissà quale “scandalo” dalle nuove intercettazioni, ma è ipotizzabile che gli avvocati di Moggi possano calare qualche asso nella manica. Non a caso,Nicola Penta, consulente sportivo di Moggi, rivela che in una delle intercettazioni c’è un presidente di club che contatta uno dei designatori, invitandolo a passare “da casa del maggiore azionista della società che ti deve dare un regalo”.
In aula anche il colonnello dei carabinieri Auricchio, che, rispondendo alle domande dell’avvocato Trofino, ha detto di sapere che anche l’allora presidente dell’Inter, Giacinto Facchetti, era andato a casa dell’ex designatore Paolo Bergamo in alcune non meglio precisate occasioni. “Se mi chiede di Facchetti, mi risulta. Non mi risulta di Moratti”.
Durante l’udienza, nel contro-esame di Auricchio, i legali di Moggi hanno evidenziato il fatto che anche l’allora presidente dell’Inter, Giacinto Facchetti, parlava di “griglie arbitrali”. L’avvocato Trofino ha citato una telefonata, che non appartiene a quelle già trascritte e contenute nelle informative, del 26 novembre 2004 in cui il dirigente nerazzurro conversa con Paolo Bergamo. Facchetti: “E allora per domenica?». Bergamo: «Facciamo un gruppo di internazionali così non rischiamo niente”. Facchetti: “Va bè, metti dentro Collina”. Il penalista ha chiesto al testimone perché questa telefonata non fosse stata considerata dagli investigatori. “La conversazione tra Bergamo e Facchetti – ha replicato Auricchio – è stata registrata e trascritta ma non è nell’informativa perchè non è stata considerata investigativamente utile”.