25 aprile, Napolitano: “Liberazione ma anche riunificazione”

di Redazione

Giorgio Napolitano MILANO. Nel suo intervento al Teatro La Scala per il 65mo anniversario della Liberazione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rievocato lo spirito che animò i Costituenti e auspicato che il 25 aprile sia celebrato con “una rinnovata identità e unità della nazione italiana”.

Napolitano è arrivato in mattinata all’Auditorium di Milano per assistere al concerto “Il Canto Sospeso” in memoria di Luigi Nono, di cui ricorre il ventesimo anniversario della morte. Con lui hanno assistito al concerto il sindaco, Letizia Moratti, ed il presidente della Provincia, Guido Podestà. Alle 17 è iniziata la commemorazione alla Scala. Un lungo applauso, durato oltre due minuti, ha accompagnato l’ingresso di Napolitano, al quale è venuto incontro il premier Berlusconi, che era giunto al teatro pochi minuti prima e ha detto ai giornalisti: “Sono radioso”. Il presidente della Repubblica, accompagnato da Berlusconi, ha preso posto al centro del teatro ed in piedi ha ascoltato l’inno nazionale diretto da Daniel Baremboim.

“Mi auguro che con questo spirito si celebri il 65mo anniversario della Liberazione e della riunificazione d’Italia”, ha affermato Napolitano, il quale ha citato un brano del discorso pronunciato da Silvio Berlusconi, presente in platea, lo scorso 25 aprile a Onna, in Abruzzo. “Il nostro Paese ha un debito inestinguibile – ha detto un anno fa in un impegnativo discorso ad Onna il presidente del Consiglio – verso quei tanti giovani che sacrificarono la vita per riscattare l’onore della patria». Berlusconi – ha ricordato Napolitano, ricordò «con rispetto “tutti i caduti, senza che questo significhi neutralità o indifferenza”. “Si tratta in effetti – ha sostenuto il Capo dello Stato – di celebrare il 25 aprile nel suo profondo significato nazionale; ed è così che si stabilisce un ponte ideale con il prossimo centocinquantesimo anniversario della nascita dello Stato unitario”.

L’esigenza di uno sforzo collettivo, ha sottolineato il capo dello Stato, “non può essere respinta, quello sforzo non può essere rifiutato come se si trattasse di rimuovere ogni conflitto sociale e politico, di mortificare una naturale dialettica, in particolare tra forze di maggioranza e forze di opposizione”. Non è questo, dice il presidente della Repubblica, ma la richiesta di superare quell’insieme di contrapposizioni “che blocca il riconoscimento di temi e impegni di più alto interesse nazionale, tali da richiedere una limpida e mirata convergenza tra forze destinate a restare distinte in una democrazia dell’alternanza”.

Per Napolitano, dunque, occorre creare un “nuovo clima” e a ciò possono contribuire i cittadini, “può contribuire non poco il diffondersi tra gli italiani di un più forte senso dell’identità e unita nazionale. Così ritengo giusto che si concepisca anche la celebrazione di anniversari come quello della Liberazione, dunque al di là degli steccati e delle quotidiane polemiche che segnano il terreno della politica. Le condizioni sono ormai mature per sbarazzare il campo dalle divisioni e incomprensioni a lungo protrattesi sulla scelta e sul valore della Resistenza, per ritrovarci in una comune consapevolezza storica della sua eredità più condivisa e duratura. Vedo in ciò una premessa importante di quel libero, lungimirante confronto e di quello sforzo di raccoglimento unitario di cui ha bisogno oggi il Paese, di cui ha bisogno oggi l’Italia”.

L’unità conquistata 150 anni fa “rappresenta una conquista e un ancoraggio irrinunciabile, non può formare oggetto di irrisione, né considerarsi un mito obsoleto, un residuo del passato”. “Solo se ci si pone fuori dalla storia e dalla realtà, si possono evocare con nostalgia, o tornare a immaginare, più entità statuali separate nella nostra penisola”, ha detto.

Il presidente ha avuto alcuni momenti di commozione quando ha ricordato il suo predecessore Sandro Pertini nelle sue azioni da partigiano. E non ha nascosto il suo disappunto per il fatto che aPertini non sia stata dedicata, fino ad oggi, qualche cosa come accade in altri paesi che “onorano e fanno vivere le figure dei maggiori rappresentanti della storia, per quanto travagliata, della nazione”.

Parlando della Resistenza, Napolitano ha sottolineato comenon si debbano “tacere i limiti e le ombre” anche del movimento partigiano. “Personalmente – ha detto – ho più volte ribadito come non ci si debba chiudere in rappresentazioni idilliache e mitiche della Resistenza e in particolare del movimento partigiano, come non se ne debbano tacere i limiti e le ombre, come se ne possano mettere a confronto diverse letture e interpretazioni: senza che ciò conduca, sia chiaro, a sommarie svalutazioni e inaccettabili denigrazioni”. “È comunque un fatto – ha proseguito – che anche studiosi attenti a cogliere le molteplici dimensioni del fenomeno della Resistenza compresa quella di guerra civile, non ne abbiano certo negato e sminuito quella di guerra patriottica”.

LE PROTESTE. Urla di proteste si sono sentite dalle quinte del Teatro alla Scala mentre Napolitano stava leggendo il suo discorso all’interno del Teatro: “Non firmare, non firmare”, hanno gridato i lavoratori della Scala, subito dopo avergli dedicato un lungo applauso, alludendo al decreto sulle Fondazioni liriche contro il quale protestano da mesi. Tensioni in piazza Scala, dove nel pomeriggio si sono fronteggiati un centinaio di lavoratori del teatro e gli agenti della polizia. Inizialmente i manifestanti hanno provato a mostrare uno striscione a pochi passi dal teatro milanese, poi sono stati invitati dagli agenti ad allontanarsi e si sono spostati dal lato di Palazzo Marino, sede del Comune, dove sono stati bloccati da altri agenti in tenuta antisommossa. Diversi gli spintoni tra poliziotti e lavoratori, ai quali è stato impedito di raggiungere il centro della piazza. Tra i manifestanti anche alcuni orchestrali che hanno abbozzato un’aria di Astor Piazzolla, mentre alcuni componenti del coro hanno cantato il “Va pensiero”.

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