KABUL. Tre operatori italiani di Emergency sono stati arrestati in Afghanistan, insieme ad altre sei persone, poiché accusati di aver partecipato ad un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, Gulab Mangal.
I nove sono stati prelevati dalle forze di sicurezza afghane e da quelle dell’Isaf nell’ospedale di Lashkar Gah, nel sud dell’Afghanistan, dopo che in un magazzinodel nosocomiosono state trovate cinture esplosive, granate e pistole. Si tratta dell’infermiere Matteo Dell’Aira, 41 anni, coordinatore medico dell’ospedale, del chirurgo bresciano Marco Garatti e del tecnico della logisticaMatteo Pagani.
Secondo fonti afgane citate dal quotidiano britannico Times,i tre italiani, componenti dell’organizzazione non governativa fondata da Gino Strada, avrebbero confessato il proprio ruolo nel complotto: “Tutti e 9 gli arrestati hanno confessato. – ha detto il portavoce del governatore di Helmand, Daoud Ahmadi – Erano accusati di avere legami con Al Qaeda e i terroristi. Hanno riconosciuto il proprio crimine. Hanno detto che c’era un piano per compiere attentati suicidi negli affollati bazar, il compound del governatore Gulab Mangal, che volevano uccidere”. “Nel corso delle perquisizioni abbiamo trovato esplosivi, comprese delle granate, cinture esplosive ed armi nascoste nelle scatole delle medicine”, ha aggiunto il portavoce, precisando che gli esplosivi “sono stati introdotti in Helmand camuffati da rifornimenti medicali”. Secondo Ahmadi, “i fermati avevano legami con la Shura Quetta talebana, il consiglio ribelle in esilio in Pakistan e sono stati pagati 500 mila dollari per compiere l’attacco”. “L’intelligence ha controllato l’ospedale per oltre un mese”, ha aggiunto. Il piano dei fermati era quello di “compiere attacchi suicidi nei bazar e poi attendere la visita del governatore ai feriti per ucciderlo”.
Ma nella mattinata di lunedì Kabul chiarito che l’inchiesta dei servizi di informazione afgani sulla vicenda è ancora in corso, e che “per il momento non si può fare alcuna ipotesi sugli sviluppi”. Peraltro, è lo stesso Ahmadi a smentire, o quanto meno a correggere il tiro sulle proprie dichiarazioni. Contattato da Il Giornale, precisa: “Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaeda, ho solo detto che Marco (Garatti, il chirurgo) stava collaborando e rispondendo alle domande”. Ahmadi ha aggiunto che il presunto attentato “è responsabilità di alcuni individui”, “questo non significa che l’intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali”, ha aggiunto.
LaCnn, inoltre, aggiunge che le stesse fonti afgane riferiscono che i tre sarebbero pure coinvolti nella morte di Adjmal Nashkbandi, l’interprete dell’inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo: quest’ultimo venne rapito il 5 marzo 2007 assieme all’autista Sayed Haga, ucciso immediatamente, e a Nashkbandi. Dopo 14 giorni Mastrogiacomo fu rilasciato mentre il suo interprete, liberato ma subito ripreso dai talebani, fu ucciso venti giorni più tardi. Sembrerebbe tuttavia che i tre in quel periodo facessero sì parte di Emergency, ma fossero impegnati in altre aree del mondo.
Per il ministro degli esteri Franco Frattini “l’eventuale confessione dei tre è da verificare, noi aspettiamo il risultato delle indagini. Vi sono dei fatti, sono state trovate armi molto pericolose nell’ospedale gestito da Emergency. Quindi noi tutti vogliamo conoscere la verità, in fretta”. L’ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Glaentzer, ha incontrato i tre arrestatidomenica mattina e li ha trovati “in buone condizioni”.
Dal canto sui Emergency, che già aveva preso le difese dei suoi operatori e puntato il dito contro il governo afghano che non vede di buon occhio il ruolo super partes dei medici impegnati nel territorio di guerra, ha fatto sapere che le dichiarazioni del portavoce del governatore di Helmand “non hanno alcuna credibilità”. “Quello che ci dicono dall’Afghanistan dopo aver visto i nostri medici – aggiunge il portavoce, Maso Notarianni – è che le cose stanno in tutt’altro modo. E le stesse dichiarazioni del ministro dell’Interno afghano confermano le nostre tesi”. “È una bufala. – dicono ancora a Emergency – A noi non risulta niente di tutto ciò che è stato scritto. Siamo fermi alle notizie che questa mattina ci ha fornito l’ambasciatore italiano in Afghanistan”.
Emergencyè presente in Afghanistan dal 1999 con tre centri chirurgici, un centro di maternità, una rete di 28 centri sanitari. A Lashkar Gah gestisce dal 2004 con un centro chirurgico per vittime di guerra, che in questi anni ha curato oltre 66mila persone. L’organizzazione si era ritirata provvisoriamente dal paese nel 2007 in segno di protesta per l’arresto di uno dei suoi dipendenti che aveva fatto da mediatore con i talebani, per ottenere da loro la liberazione del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo.