Ratzinger sotto accusa: “Non rimosse prete pedofilo”

di Redazione

Papa Benedetto XVICITTÀ DEL VATICANO. Una nuova dura accusa arriva dagli Usa nei confronti di Papa Benedetto XVI. Alcuni documenti proverebbero la resistenza alla rimozione di preti pedofili operata da Ratzinger negli anni ’80.

In particolare, c’è una lettera, ottenuta dall’agenzia Ap, che mostrerebbe come nel 1985Ratzinger, allora cardinale e prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, fece resistenza alla riduzione allo stato laicale di Stephen Kiesle, sacerdote statunitense accusato di pedofilia, spiegando che ciò avrebbe avuto conseguenze sul “bene della Chiesa universale”. La lettera fa parte della corrispondenza tra il Vaticano e la diocesi californiana di Oakland.

Secondo il Vaticano vi sono invece cinque inesattezze sul caso Kiesle. L’allora cardinale Ratzinger non dispose la riammissione di Kiesle, ma suggerì prudenza. Ratzinger, affermano fonti autorevoli della Santa Sede, consigliava “di avere la massima cura paterna” non tanto per il prete “quanto – si sottolinea – per le vittime e per i bambini che mai più avrebbe dovuto poter avvicinare”. Ratzinger, aggiungono dal Vaticano,definiva gli argomenti a favore della riduzione del sacerdote allo stato laicale di “grande significato”, ma suggeriva prudenza al vescovo di Oakland, John Cummins, sottolineando di considerare “il bene della Chiesa universale” e il “danno che concedere la dispensa può provocare nella comunità dei credenti in Cristo, in particolare vista la giovane età” del religioso, poi ridotto allo stato laicale nel 1987, due anni dopo la lettera. “Quella invocata dal futuro pontefice risulta dunque – fa notare il Vaticano- un normale invito alla prudenza per vedere chiaro nelle cose prospetatte dalla diocesi”. Fermo restando che il sacerdote non veniva riammesso al lavoro pastorale, tema che non era all’epoca di competenza della Congregazione della dottrina della fede, che divenne competente su questi casi nel 2001. Sembra, concludono le fonti vaticane, che alcuni commentatori confondano la rimozione di un sacerdote dall’incarico – all’epoca di competenza del vescovo locale – con la riduzione allo stato laicale, che deve essere autorizzata dalal Santa Sede.

Intanto, come annunciato da padre Lombardi, il Papa ha scritto nella lettera agli irlandesi “di essere disponibile a nuovi incontri”. La Chiesa,aggiunge il portavoce vaticano,deve “anzitutto continuare a cercare la verità e la pace per gli offesi”. “Una delle cose che colpisce di più è che vengono oggi alla luce tante ferite interiori che risalgono anche a molti anni addietro, a volte di diversi decenni, ma evidentemente ancora aperte. C’è qualcosa che va ancora capito veramente”.

Secondo padre Lombardi, i colpevoli di questi reati devono andare incontro a un doppio giudizio: penale e canonico. “Bisogna continuare ad attuare con decisione le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della collaborazione con le autorità civili per quanto riguarda le loro competenze giudiziarie e penali, tenendo contro delle specificità delle normative e delle situazioni nei diversi Paesi. Solo così si può pensare di ricostuituire effettivamente un clima di giustizia e la piena fiducia nell’istituzione ecclesiale”. “Tutti – sottolinea padre Lombardi – dovremmo imparare da Papa Ratzinger “la costanza necessaria per crescere nella verità, rispondendo con pazienza allo stillicidio di ‘rivelazioni’ parziali o presunte che cercano di logorare la credibilità sua o di altre istituzioni e persone della Chiesa. Di questo paziente e fermo amore della verità abbiamo bisogno”.

Lombardi auspica una selezione più rigorosa dei futuri sacerdoti: “La formazione e la selezione dei candidati al sacerdozio, e più generalmente del personale delle istituzioni educative e pastorali, sono la premessa per un`efficace prevenzione di abusi possibili”.

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