Chiude il Convento delle Cappuccinelle: sos delle suore

di Antonio Arduino

Convento delle Cappuccinelle  AVERSA. Un pezzo di storia di Aversa che se ne va. E’ il Convento delle Cappuccinelle di via Castello.

Fondato nel 1599, dichiarato di clausura nel 1680, gravemente danneggiato dalle bombe cadute sulla città nelle due guerre mondiali ma gradualmente ricostruito così com’era, da sempre ha ospitato religiose che scelgono di vivere una vita contemplativa, fatta di preghiera e lavoro. Da sabato chiude i battenti. Le quasi (quasi perché una è laica) dieci suore presenti, tutte in età avanzata e ricche di malanni, alcuni anche gravi, tanto che una è ricoverata all’istituto Pascale di Napoli, verranno sparpagliate per i conventi della penisola e dovranno rinunciare alla loro clausura, dopo averla osservata per oltre mezzo secolo.

A darne notizia sono proprio loro, le cappuccinelle. Hanno interessato del problema un legale per chiedere di poter continuare a vivere la loro vita contemplativa nel convento che sembra fare gola a qualcuno interessato a riutilizzarne una parte. Tant’è che vi sarebbe già stato un sopraluogo tecnico dei locali sia interni che esterni. “Ma non abbiamo ottenuto niente. Si sono ostinati a farci uscire e cominceranno a mandarci fuori da sabato” dice una delle cappuccinelle. “Per noi – continua – sarà un trauma. Dopo più di cinquanta anni di clausura non ce la sentiamo di andare da nessuna altra parte. Siamo anziane, malate, incapaci a effettuare i lavori che facevamo prima. A stento riusciamo a spazzare le nostre stanze, come possiamo fare altro? La nostra vita, oggi più di prima, non può essere che contemplativa”.

“Una suora dovrebbe uscire dal monastero – osserva la cappuccinella – se commette qualche mancanza. Noi non abbiamo fatto nulla. Per più di cinquanta anni la nostra vita è stata di preghiera, di espiazione, di contemplazione della luce di Dio chiuse all’interno del monastero e ora, che siamo tutte anziane e malate, più che mai deve essere contemplativa, invece ci voglio mandare fuori, Ci hanno detto anche che ci toglieranno l’abito”.

“Dal 17 febbraio – ricorda la suora – ci hanno vietato di scendere in parlatorio impedendoci di vedere familiari ed amici. Sono quattro mesi. E’ come se ci avessero messo all’ergastolo”. “E’ una cosa che non potevano accettare, per questo – dice – ci siamo rivolte ad un avvocato. Poi, però, per non essere messe fuori dalla sera alla mattina, come minacciarono di fare, abbiamo firmato il consenso, che comunque non sentiamo, sottopostoci dalla suora visitatrice e l’avvocato ci ha lasciate sole”. “Adesso stiamo per essere mandate a casa, per una quindicina di giorni dicono. In realtà – continua – non torneremo più, andremo in altri monasteri. Ma chi ce la fa. Ci siamo fatte suore a 19 anni. Dopo una vita di sacrifici vissuta sempre in questo monastero dovremmo andare via, togliere l’abito e dismettere la clausura”.

Una rivoluzione di vita che a quanto pare è inaccettabile anche per chi ha fatto del sacrificio la sua ragione di vita. Da qui l’sos delle Cappuccinelle che insieme al Convento di via Castello rappresentano un importante pezzo di storia della città che non deve andare perduto. Chi può intervenga.

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