Giallo su soppressione province: Governo smentisce, ma il taglio c’è

di Redazione

Berlusconi-TremontiROMA. Quelli proposti dalla manovra sono tagli “duri ma inevitabili” che però – come ha detto Bossi in serata – “non fanno morire nessuno”.

O quasi. La scure del Tesoro, infatti, non si è abbattuta solo sugli sprechi più tradizionali ma è giunta addirittura a cancellare in un colpo solo ben 10 province. Nel Piemonte ci sono Biella e Vercelli; in Toscana, Massa Carrara; nelle Marche, Ascoli Piceno e Fermo; nel Lazio, Rieti; nel Molise, Isernia; nella Basilicata, Matera; in Calabria, Crotone e Vibo Valentia.

BOSSI ALLARMATO, BERLUSCONI E TREMONTI SMENTISCONO. Una decisione che ha avuto l’altolà di Umberto Bossi, che mercoledì sera si è visto a cena con Giulio Tremonti il quale, poco prima, in un incontro con i parlamentari del Pdl, alla Camera, alla presenza di Silvio Berlusconi, avrebbe negato questo taglio. “La manovra non contiene l’abolizione di nessuna provincia, dove l’avete letto? Non è così, è falso”, avrebbe detto il ministro confortato dal premier. Da qui il giallo sull’esistenza o meno di questa misura che invece è stata messa nero su bianco sul sito del tesoro che parla di “abolizione” di 10 piccole province. Tremonti ha anche precisato che per abolire le province “occorre modificare la Costituzione”. Una rassicurazione, rafforzata in serata anche dal presidente del Consiglio, e che era stata presa con sollievo soprattutto da Bossi che, un po’ scherzando un po’ no, ha voluto puntualizzare anche con i giornalisti che su questo tipo di tagli “ci fermiamo qui” perché “andare oltre sarà difficile”. “Del resto – ha aggiunto il leader del Carroccio – se uno prova a tagliare la provincia di Bergamo, scoppia la guerra civile…”.

4MESI PER SOPPRIMERE MINI-PROVINCE. Ma giovedì mattina è giunto il testo definitivo del decreto legge della manovra, ed il taglio delle province, o meglio delle “mini-province” esiste. Bisognerà attendere quattro mesi per la completa soppressione di quelle con meno di 220 mila abitanti e la delineazione delle aree delle nuove circoscrizioni. All’articolo 5, il dl stabilisce che “sono soppresse le province la cui popolazione residente risulti, sulla base delle rilevazioni dell’Istat al 1 gennaio 2009, inferiore a 220 mila abitanti”. Le norme danno facoltà ai comuni, entro 60 giorni, di scegliere la nuova provincia tra quelle non soppresse della propria Regione e prevede 120 giorni prima che un decreto del presidente del Consiglio arrivi “alla nuova determinazione delle circoscrizioni provinciali”. Ancoradue mesi e saranno trasferiti i beni e le risorse delle province soppresse.

LA RUSSA: “C’E’ TEMPO PER RIFLESSIONE”. L’abolizione delle Province previsto dalla manovra “é un percorso che non finisce in un giorno, il percorso finisce quando il decreto diventa poi legge e quindi c’é tempo anche per una riflessione”. Così il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

UPI: “NESSUNA NORMA SU ABOLIZIONE PROVINCE. Nessuna norma è prevista nella manovra, che riguardi l’abolizione delle Province. lo ha detto il presidente dell’Upi (Unione province italiane), Giuseppe Castiglione, durante la conferenza stampa seguita all’Ufficio di presidenza dell’associazione, riferendo di una telefonata avuta poco fa sia con il premier Berlusconi, sia con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. “Il governo ha detto con grande nettezza che la manovra non è il contesto nel quale affrontare la questione del riordino delle Province”, ha detto Castiglione, riferendo della telefonata avuta poco prima con Berlusconi. “Dall’ufficio di presidenza – continua Castiglione – era emersa la preoccupazione di una manovra molto pesante, da qui l’esigenza di parlare con il presidente del Consiglio e chiarire la posizione del governo sull’abolizione delle Province. Sono stato fortunato – prosegue – perché Berlusconi aveva appena finito di partecipare all’assemblea della Confindustria e mi ha assicurato che niente del genere è previsto nella manovra e mi ha anche chiesto di riferirlo durante la conferenza stampa”. Castiglione ha ribadito che una decisione del genere qualora fosse stata presa sarebbe stata incostituzionale e non avrebbe portato alcun risparmio. “Il governo ha deciso che la materia del riordino delle circoscrizioni provinciali sarà affrontato nella discussione già in atto sulla Carta delle Autonomie che all’articolo 14 parla di razionalizzazione e lo si farà coerentemente con l’articolo 133 della Costituzione”, conclude.

FINIANI CHIEDONO AZZERAMENTO TOTALE. Un “taglio” che ha subito scatenato gli appetiti dei ‘rigoristi’ e, soprattutto, di quelli che in più occasioni hanno puntato il dito contro gli sprechi e le burocrazie stratificate dei governi provinciali. I primi e più convinti a chiedere un azzeramento totale delle province sono stati i finiani che, con una lettera aperta pubblicata su “Il Secolo”, hanno perorato direttamente con il titolare dell’Economia la loro causa.

OPPOSIZIONE. Secondo il Pd “l’annunciata abolizione delle province è una farsa bella e buona” costruita su criteri “incomprensibili”. “O si aboliscono tutte le province, oppure nessuna”, scandisce la vicepresidente dei senatori Udc, Dorina Bianchi, che invita anche a riflettere come “la soppressione delle province comporti anche la chiusura di presidi importanti, come le Prefetture”. Anche il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, interviene: “Sembrava ci fosse un primo segnale in questo senso – afferma Casini – e invece questa mattina sembra che l’abolizione delle Province sia sparita dal testo. Noi chiediamo di abolirle da sempre”.

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