NAPOLI. Fu il cardinale Crescenzio Sepe, a lungo al vertice di Propaganda Fide, a indirizzare Guido Bertolaso al professor Francesco Silvano, collaboratore dell’organizzazione religiosa, che poi gli mise a disposizione l’appartamento di via Giulia a Roma.
Emergono nuovi particolari dall’interrogatorio del capo della Protezione Civile Guido Bertolaso di ieri davanti ai magistrati di Perugia Sergio Sottani ed Alessia Tavarnesi e chiamano in causa l’attuale arcivescovo di Napoli, all’epoca responsabile dell”immobiliare’ del Vaticano. Agli inquirenti che indagano sulla cricca degli appalti, Bertolaso ha spiegato agli inquirenti di avere contattato “personalmente” il cardinale Sepe, che conosceva da tempo. Nella primavera-estate del 2003 il sottosegretario aveva infatti chiesto e ottenuto, per vicende personali, di soggiornare presso il collegio universitario di Propaganda Fide, sempre a Roma.
L’attività lavorativa del Capo del dipartimento della protezione civile – ha sostenuto lui stesso nella nota diffusa ieri sera subito dopo l’interrogatorio – si era però “mostrata incompatibile con il regime di vita degli studenti dell’ateneo a causa degli orari imposti dalla sua attività istituzionale”. Fu quindi il cardinale Sepe, attuale arcivescovo di Napoli, a indirizzare Bertolaso – secondo quanto avrebbe riferito lui stesso ai pubblici ministeri – al professor Silvano, che gli mise a disposizione l’appartamento di via Giulia.
Il sottosegretario ha anche spiegato di avere soggiornato nella casa fino alla fine del 2003 quando tornò a vivere nella sua abitazione. Ma ai magistrati ha anche rivelato di avere mantenuto la disponibilità dell’appartamento, senza comunque soggiornarvi, per un altro anno, quando restituì le chiavi. Nel corso dell’interrogatorio, i pm hanno poi contestato a Bertolaso le dichiarazioni rese dall’architetto Angelo Zampolini, che gli inquirenti sospettano abbia riciclato denaro per Diego Anemone. E’ stato lui ad aver detto di aver pagato l’affitto della casa di via Giulia (per conto del costruttore, é il sospetto di chi indaga) senza però fornire date, almeno a quanto sarebbe emerso nell’interrogatorio di Bertolaso. Il capo della protezione civile ha comunque negato che ciò sia avvenuto quando soggiornava nell’abitazione. Di questa Bertolaso ha ribadito di avere pagato le bollette ma non l’affitto.
Ai pubblici ministeri di Perugia il sottosegretario ha consegnato anche alcune foto di un immobile nella zona di Positano, anche questo finito all’attenzione degli inquirenti. “Un rudere che apparteneva a mia madre” ha sottolineato Bertolaso ai magistrati. Nel corso dell’interrogatorio di ieri, infine, si è parlato anche di appalti. “Non mi sono mai occupato della gestione degli appalti, con la sola eccezione di quelli per il G8 che doveva tenersi alla Maddalena” ha messo a verbale il capo della Protezione Civile.
Per quanto riguarda il vertice poi spostato a L’Aquila, Bertolaso ha riferito che si accorse che i costi stavano lievitando e per questo “intervenni, sostituendo come soggetto attuatore Fabio De Santis (che a sua volta aveva preso il posto di Angelo Balducci, ndr) con Gian Michele Calvi, nel novembre del 2008″. Per il resto degli appalti, Bertolaso ha riferito ai pm perugini che a occuparsene era l’allora presidente del consiglio superiore pubblici Balducci.
FUGA DI NOTIZIE. La Procura di Perugia faccia “chiarezza” sull’ennesima fuga di notizie. E’ quanto chiedono gli avvocati del capo della Protezione civile Guido Bertolaso, Filippo Dinacci e Giovanni Dean, dopo la diffusione di alcuni passaggi dell’interrogatorio di Bertolaso. “Prendiamo ancora una volta atto dell’abitudine di fare i processi sui giornali – dicono – e la cosa ci sorprende non poco anche in considerazione del fatto che i difensori, come nel precedente interrogatorio non hanno chiesto né ottenuto copia dell’atto”. I difensori si dicono “convinti che su questa ennesima circostanza la Procura di Perugia saprà far chiarezza. E comunque preme rilevare che la pubblicazione di contenuti per stralci di un atto, lo rende oggetto di possibili travisamenti”. Quanto alle “fantasiose case” in Costa Azzurra e a Positano, gli avvocati sottolineano che “il dottor Bertolaso, pur non essendo il tema oggetto d’indagine, ha chiarito che la casa in Costa Azzurra è inesistente e che quella a Positano è un rudere di proprietà della famiglia da più generazioni”.
PADRE LOMBARDI. “Non ho nulla da dire”, così il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha risposto a chi gli chiedeva chiarimenti su voci di stampa riferite a un presunto intervento del Papa e del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, sulle case del Vaticano gestite da Propaganda Fide, dopo i sospetti di scambi di favori emersi dall’inchiesta sui Grandi eventi e dopo l’ultimo interrogatorio di Guido Bertolaso che ha chiamato in causa il cardinale Sepe. Altre fonti vaticane osservano, tuttavia, che “é quasi un’ovvietà” che il Papa e il segretario di Stato, “come farebbero i responsabili di qualunque altra istituzione”, concentrino l’attenzione su questioni balzate alle cronache che riguardano il Vaticano.
NESSUN COMMENTO DA SEPE. Nessun commento ufficiale, al momento, da parte del cardinale Crescenzio Sepe. L’arcivescovo, a lungo a capo della Propaganda Fide, è apparso “assolutamente tranquillo” ai suoi più stretti collaboratori con i quali ha commentato l’accaduto, senza tuttavia voler rilasciare dichiarazioni ufficiali. E’ invece fuori città, fanno sapere dalla Curia in Largo Donnaregina, per motivi personali, Francesco Silvano, economo della Diocesi partenopea da due anni e stretto collaboratore di Sepe, al quale Bertolaso sarebbe stato indirizzato dal prelato. Rientrerà a Napoli, a quanto si apprende, agli inizi della prossima settimana.
SEPE, IL REGISTA DEL GIUBILEO. Sepe, 67 anni, nativo di Carinaro, piccolo centro in provincia di Caserta, dopo aver trascorso una vita nella diplomazia vaticana, è divenuto nel 1992 segretario della Congregazione per il Clero. In questo ruolo ha cominciato a farsi conoscere come abile organizzatore di grandi eventi. Ha promosso, tra l’altro, gli Incontri Internazionali dei sacerdoti di tutto il mondo in preparazione al Giubileo del 2000 a Fátima e a Yamossoukro. In qualità di Segretario della Congregazione per il Clero, ha organizzato inoltre tutte le celebrazioni per i trent’anni della “Presbyterorum Ordinis” e per il cinquantesimo di sacerdozio di Giovanni Paolo II. Grazie a questi meriti, il 3 novembre 1997 è stato nominato Segretario Generale del Comitato e del Consiglio di Presidenza del Grande Giubileo dell’Anno 2000. Ha dunque seguito in prima persona l’itinerario di preparazione all’Anno Santo, collaborando tra l’altro con Angelo Balducci, indagato nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del G8, e Guido Bertolaso, entrambi coinvolti – per parte italiana – nella preparazione del Giubileo. Il 9 aprile 2001 Giovanni Paolo II lo ha nominato Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ex Propaganda Fide, il dicastero più ricco di tutta la Santa Sede e attraverso cui transita il denaro per le missioni in tutto il mondo. Poco dopo anche Balducci è diventato consultore della Congregazione.