Camorra, sequestrato lo yacht di Setola

di Redazione

Giuseppe Setola e lo yachtNAPOLI. La Guardia di Finanza di Caserta ha sequestrato, nel porto vecchio di Castellammare di Stabia (Napoli), uno yacht di 16 metri a bordo del quale avrebbe soggiornato il boss dei casalesi Giuseppe Setola. foto

I finanzieri del gruppo di Aversa, hanno trovato l’imbarcazione, un PM 50 Fly, del valore di un milione di euro, costruita nel cantiere Pietramarina di Castel Volturno, a cui è ancora intestata.

Il clan ne aveva simulato il furto allo scopo di reimmetterla sul mercato per conseguire un illecito profitto da reinvestire in ulteriori attivita’ delittuose. L’indagine, che ha condotto alla denuncia di 7 persone, responsabili, a vario titolo, di simulazione di reato, fraudolento danneggiamento di beni assicurati e riciclaggio, ha visto anche il coinvolgimento del proprietario del cantiere navale costruttore dove il natante era stato successivamente sottoposto a modifiche strutturali tese a celarne la provenienza illegale. Dall’accertamento effettuato sulla scheda e da alcuni documenti rinvenuti risulta che l’imbarcazione era pienamente funzionante anche nelle annualità 2008 e 2009, periodo in cui la stessa non avrebbe mai potuto navigare, vista l’assenza delle prescritte autorizzazioni di conformità.

Secondo i pm della Direzione distrettuale antimafia, però, lo yacht sarebbe stato, fino a poco tempo fa, nella disponibilità dei fratelli Brusciano, imprenditori ritenuti contigui al clan, in particolare a Gabriele Brusciano (nella foto a destra), detto “Massimo”, arrestato nel dicembre 2009 con l’accusa di concorso in associazione mafiosa, aggravata dalla finalità terroristica, quest’ultima riferita alla strage degli immigrati compiuta nel settembre 2008 in località Baia Verde di Castel Volturno. Proprio i familiari di Brusciano avevano presentato la denuncia di furto.

Gabriele BruscianoBrusciano, in particolare è accusato di avere fornito un importante supporto logistico al gruppo di fuoco provvedendo a individuare rifugi e a fornire di auto, moto, armi e munizioni a Setola e altri latitanti come Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo e Oreste Spagnuolo.

L’imprenditore, secondo gli inquirenti, è stato, tra l’altro, per lungo tempo l’autista di Setola e in alcuni casi era l’unico a conoscere gli spostamenti del boss e i suoi rifugi. Avrebbe anche assicurato insieme con un altro fedelissimo della cosca, Salvatore Santoro, detto “Salvaturiello” 22 anni di Trentola Ducenta (Caserta), anche lui arrestato il 24 ottobre 2008, i rapporti tra Setola, gli altri membri del gruppo di fuoco e gli affiliati alla fazione di Bidognetti, attraverso i “pizzini” contenenti gli ordini del capo.

Insospettabile imprenditore, socio insieme con il fratello Luigi di un’avviata impresa, la “Sider legno” di Napoli, titolare di un porto d’armi, Gabriele Brusciano percepiva un normale stipendio dall’organizzazione, ma la sua affiliazione alla cosca era stata mantenuta segreta da Setola, anche nei confronti di altri componenti dello stesso gruppo di fuoco, così come rivelato anche dal pentito Spagnuolo.

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