Ha aspettato quattro mesi per dire la sua Ciro Ferrara. Quattro mesi dopo il suo esonero dalla Juventus, l’ex tecnico bianconero, in una intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, parla della sua esperienza e sottolinea un concetto: “Non era tutta colpa mia”.
“Non ho alcun malanimo nei confronti della Juve e della sua gente. Sedici grandi anni non si dimenticano per colpa di sei mesi – dice Ferrara – in settimana ho rescisso il contratto perché voglio tornare a lavorare come allenatore. Nei giorni seguenti all’esonero ho letto dichiarazioni che mi hanno ferito. I calciatori sono fatti così, però frasi come ‘Adesso si che ci alleniamo bene, Zac ci fa finalmente lavorare sulla tattica, come se io non avessi passato ore sul campo a spiegare moduli e schemi. Diciamo che se il mio successore era così preparato, i giocatori che comunque con lui hanno raccolto una media punti peggiore sono proprio asini”.
Ferrara ammette le sue responsabilità da tecnico: “In generale non voglio alibi, mi sento responsabile del fallimento. Nello specifico – sottolinea – l’ottimo inizio e la conseguente pioggia di elogi in qualche modo mi hanno fatto calare la tensione”.
L’ex difensore bianconero ammette poi che “dover dirigere alcuni amici è stato un problema. Ho sempre scelto con la testa e non con il cuore, non sempre sono stato capito”. Su Del Piero aggiunge: “Lui vuole giocare sempre e questo a volte diventa un problema e lo sarà anche il prossimo anno”; promuove Diego (“E bravo e si allena con coscienza, ha bisogno di due punte che vadano in profondità perché il suo punto di forza è il lancio”).
Ferrara parla anche di Mourinho: “L’Inter non è una squadra giovane. Se fosse rimasto avrebbe dovuto fare scelte difficili, tagliando giocatori ai quali è molto legato. E io so bene quanto sia complicato”.