“Io Valentino Rossi lo odio… quanto l’Inter e la Yamaha, tifo Ducati … prima o poi gli pianto una pallottola in testa”.
Da una settimana un operaio piemontese minacciava di morte il nove volte campione mondiale di motociclismo. Attraverso telefonate, indirizzate anche alla madre del “Dottore” ed agli amici, decine di e-mail inviate ai giornali, chiamate minatorie a Mediaset e ai cronisti sportivi che seguono il motociclismo.
Lo stalker è stato ora denunciato per minacce gravi dalla Digos della Questura di Pesaro, in collaborazione con la Polizia postale, e con la Digos di Alessandria: è un 42enne di Casale Monferrato, single, R.R.. “Devo ringraziare la Polizia di Stato e il Questore di Pesaro. – ha commentato il campione di Tavullia- Sono stati molto bravi. Per il resto c’è poco da aggiungere, a parte che dispiace sapere che c’è qualcuno che ce l’ha tanto con te senza un reale motivo. Questa persona ha mandato delle mail agli indirizzi che è riuscito a trovare, tra questi anche quello di mia mamma, perché lavora al Comune di Tavullia, poi l’ha mandate anche a dei giornali di Pesaro. Lo hanno preso in pochissimo tempo perché ha fatto un errore. Era la prima volta che succedeva”.
Gli agenti che hanno perquisito la sua abitazione piemontese su mandato del procuratore di Pesaro Manfredi Palumbo, hanno trovato ritagli di giornale e foto dell’ “uomo che odio di più”, articoli sulle imprese sportive di Rossifumi, numeri di telefono di familiari e amici, materiale “accumulato con estrema cura”, anche sulla rete, spiega il questore di Pesaro Italo D’Angelo. La persecuzione vera e propria era cominciata una settimana fa, con le prime telefonate, una perfino al Municipio di Tavullia, dove lavora Stefania Palma, la madre di Valentino. Poi chiamate anonime ai giornali. “Gli sparo in testa” annunciava ad esempio il misterioso telefonista al Resto del Carlino di Pesaro, e ancora, e-mail del medesimo tenore, inviate a decine di indirizzi. Fino al preannuncio di “un’azione violenta, di morte”, durante il Gp del Mugello. “Sembrava la voce di un ubriaco, o comunque contraffatta”, racconta chi ha risposto a qualcuna delle chiamate. Mai però, R. R. è riuscito a bucare la rete di protezione che protegge la privacy del campione, il quale peraltro evita il cellulare, al quale non risponde quasi mai.
Pare che l’operaio seguisse le gesta del suo “nemico” solo da casa, in tv, e non si sia mai avvicinato alle Marche né alle piste di gara. L’apprensione però, come sempre nei casi di molestie nei confronti delle celebrità esposte all’assalto di fan e curiosi, è stata notevole. Anche perchè in passato Rossi ha ricevuto minacce serie, di matrice anarchica internazionale. “Il più sereno, tutto sommato, era proprio Valentino – ha detto il questore -, ma noi non potevamo certo esserlo”. Di qui la scelta di tenere la vicenda riservata, per non concedere vantaggi allo stalker, e, appena gli indizi si sono concretizzati, agire con la perquisizione. Messo di fronte a prove che gli investigatori definiscono “schiaccianti”, l’uomo ha confessato mentre i poliziotti portavano via il suo pc, il telefonino e l’archivio “Rossi”. Un’indagine “lampo, che abbiamo cercato di chiudere prima del mondiale, perche Valentino potesse correre tranquillo” spiega il questore.