ROMA. Una trans, Roberta, è statatrovata morta venerdì sera, impiccata nella sua abitazione in via Tor di Quinto, a Roma. Aveva avuto a che fare con i carabinieri coinvolti nel caso Marrazzo, l’ex presidente della Regione Lazio travolto dallo scandalo per i suoi rapporti con i transessuali.
“Non ci sono elementi incompatibili con un suicidio”, spiegano gli investigatori della squadra mobile che seguono le indagini, ma è stata comunque disposta lautopsia per fugare ogni dubbio. La procura di Roma ha aperto un fascicolo, senza ipotesi di reato e senza indagati, sulla morte della trans Roberta. Intanto, l’autopsia, eseguita sabato, ha confermato che la morte è dovuta a suicidio. Gli accertamenti sul decesso sono affidati al pm Francesca Loy. Il magistrato ha compiuto un sopralluogo nell’abitazione di Roberta insieme con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli, questi ultimi titolari dell’inchiesta sul caso Marrazzo e sulla morte del pusher Gianguerino Cafasso. La presenza di Capaldo e di Sabelli era legata all’eventuale raccolta di elementi utili per collegare il caso di Roberta a quelli dei quali si stanno occupando. Nell’appartamento, tuttavia, non sono stati trovati elementi tali da far pensare a fatti violenti. Il pm Loy, secondo quanto si è appreso, intende comunque fare luce sulle frequentazioni di Roberta e per questo motivo si accinge a disporre una serie di accertamenti, a cominciare dall’esame dei tabulati delle sue utenze telefoniche.
“Roberta aveva avuto un anno fa un problema con quei quattro carabinieri coinvolti nell’inchiesta sul presunto ricatto a Piero Marrazzo. In particolare con Carlo Tagliente (attualmente agli arresti domiciliari), che la vessava per una questione di documenti e permesso di soggiorno”. A riferirlo è Rachele, un’amica di Roberta. “Roberta era amica di Brenda (il trans coinvolto nel caso Marrazzo e trovato morto nel novembre scorso dopo un misterioso rogo in casa, ndr), usciva spesso con lei e aveva abitato nel suo stesso palazzo in via Due Ponti, poi
da un paio d’anni si è trasferita in viale Tor Di Quinto”, continua Rachele. “‘Esci da questa storia’, mi diceva Roberta – racconta Rachele – perché è troppo pericolosa”. “Brenda – ha spiegato anche Rachele – mi ha sempre detto che qualcuno voleva ammazzarla e che per questo si sarebbe uccisa lei per prima. Tanto che a volte, davanti a me, sbatteva la testa al muro nei suoi momenti di disperazione”. E del trans suicida dice: “Era molto depressa, era preoccupata per le condizioni economiche della sua famiglia in Brasile, composta da 11 fratelli: li aiutava inviando loro dei soldi”. Rachele è un ex-trans diventata donna grazie ad un’operazione che lei sostiene di “avere pagato con una parte dei soldi avuti da Piero Marrazzo”. I legali di Rachele, gli avvocati Walter Biscotto e Nicodemo Gentile, gli stessi della famiglia della trans Brenda hanno riferito che la loro cliente sostiene di essere stata aggredita da un giovane, presumibilmente intorno al 25 maggio, pochi giorni dopo la sua testimonianza al processo sul caso Marrazzo.
PICCHIATA NATALIE. E’ ricoverata a Villa San Pietro, per una sospetta frattura alla mano, Natalie, il trans che il 3 luglio del 2009 ospitò nel suo appartamento di via Gradoli per un incontro intimo Piero Marrazzo, poi sorpreso e filmato con un cellulare da due carabinieri ‘infedeli’. Il viado brasiliano, questa mattina, poco dopo le 4, sarebbe stato aggredito e picchiato a colpi di bastone da un cliente, probabilmente drogato, all’altezza di un distributore di benzina di Ponte Milvio. Prima di perdere i sensi, Natali avrebbe notato l’arrivo di una pattuglia dei carabinieri che hanno provveduto a sollecitare l’intervento di un’ambulanza per i soccorsi. Non è chiaro se i militari siano riusciti anche a fermare l’uomo che, secondo Natali, durante l’aggressione avrebbe fatto riferimento al caso Marrazzo. Della vicenda è stato informato l’avvocato Antonio Buttazzo, difensore di Natali: “Sono stato svegliato stamane, e non sono in grado ancora di capire bene che cosa sia successo. Certo che sto cominciando a preoccuparmi anche perché un altro trans è stato trovato morto ieri. Vorrei capire bene i motivi dell’aggressione subita da Natali, il suo racconto è parecchio confuso”. “Sono piena di dolori, sono stata
brutalmente picchiata”.
Secondo le prime ricostruzioni del legale legale della trans, Antonio Buttazzo, Natalì è stata caricata su un auto di lusso, da un signore distinto e ben vestito, che chiedendole una prestazione sessuale l’ha fatta salire in macchina nei pressi della moschea di Forte Antenne a Roma, dove la trans lavora. Dopo aver percorso un breve tratto di strada l’uomo siè fermato ad un distributore di benzina con la scusa di dover fare carburante, e ha tirato fuori un bastone di legno picchiando Natalì e urlandole: “Ora chiama Marrazzo”.
Il distributore di benzina dove Natalì è stata aggredita si trova poco distante dalla stazione dei carabinieri di Tor di Quinto, ha riferito ancora l’avvocato. Natalì era diretta in macchina con il suo aggressore verso la propria abitazione, quando al distributore è stata picchiata selvaggiamente subendo ferite alla nuca e su tutto il corpo. La trans ha perso i sensi, mentre l’uomo è scappato. Subito dopo Natalì ha chiamato i carabinieri che l’hanno immediatamente soccorsa. Al momento la trans èricoverata all’ospedale Villa San Pietro di Roma con varie contusione ed una sospetta frattura scomposta al polso destro.