Crisi Ungheria, Draghi: “Nessun rischio per banche italiane”

di Redazione

Mario DraghiROMA. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, assicura che le banche italiane non corrono rischi sistemici dalla crisi ungherese.

Dal vertice del G20 di Busan, in Corea del Sud, i responsabili economici di Paesi avanzati e giganti emergenti si sono ritrovati da venerdì, proprio mentre le Borse tornavano a crollare. Secondo Draghi, “le banche sono adeguatamente capitalizzate. Hanno un modello tradizionale di business e di gestione del rischio” che le mette al riparo. Il governatore ha poi citato fra i diversi fattori di forza anche “la supervisione”.

E, sempre a proposito degli allarmi che rimbalzano tra i mercati mondiali sul calo dell’euro e sull’Ungheria, tra i fattori alla base delle nuove forti cadute delle Borse, il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn ha affermato a margine del G20 che si tratta di voci “ampiamente esagerate”. “L’Ungheria ha ridotto il deficit di più del 5% tra il 2006 e il 2009, il consolidamento di bilancio è andato avanti anche durante il difficile periodo della crisi e sono convinto che proseguirà sulla strada della crescita che ha già intrapreso”, ha detto Rehn. Per il commissario, inoltre, i recenti accostamenti tra la Grecia e l’Ungheria “non sono utili”. “I commenti fuorvianti, come quelli fatti nei due giorni passati, possono provocare la reazione avversa dei mercati anche laddove le fondamenta dell’economia sono solide”, ha concluso.

Venerdì il portavoce del primo ministro ungherese, Viktor Orban, aveva parlato di dati statistici del precedente governo “manipolati” e che “mentono” sullo stato reale dell’economia del Paese, al punto che l’Ungheria sarebbe in “una grave situazione” e parlare di un default “non è una esagerazione”. Sabato il segretario di stato ungherese Mihaly Varga ha invece affermato che il governo di Budapest può finanziare la propria spesa e che le dichiarazioni sul possibile default del Paese sono state “sfortunate”. La capacità del governo ungherese di

finanziare la spesa “non è in questione”, ha detto Varga, sottolineando che il Paese intende mantenere gli obiettivi sul deficit al 3,8% del pil fissati dall’Unione europea. Nel corso dell’incontro con la stampa Varga ha presentato tra l’altro le conclusioni di un gruppo di studio incaricato di esaminare le rivendicazioni del nuovo governo appena insediatosi, secondo il quale la precedente amministrazione ha manipolato i dati economici. L’Ungheria, ha ribadito Varga, deve agire immediatamente per soddisfare tali target, dopo che il precedente governo “ha mentito al Paese”. Intanto, il primo ministro Orban ha convocato una riunione di gabinetto d’emergenza per discutere i risultati del gruppo di studio.

In difesa della divisa dell’Ue a 16 si è schierato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, anch’egli presente a Busan. L’euro “è una moneta solida, una moneta credibile, che ha mantenuto il suo valore in termini di stabilità dei prezzi”, ha affermato.

Non è passata al G20 la proposta di creare una nuova tassa sul settore bancario, che avrebbe dovuto alimentare eventuali fondi anti crisi. La proposta era sostenuta da Usa, Francia e altri paesi Ue, ma sabato è stata la stessa responsabile dell’economia francese, Christine Lagarde, a dover ammettere che non c’è stata concordia sulla proposta, peraltro non citata nel comunicato finale del G20. Le nuove regole sulle banche, si legge, saranno operative solo quando “la ripresa delle condizioni economiche e finanziarie sarà assicurata”. Nel comunicato finale si sottolinea comunque l’importanza che “il settore finanziario dovrebbe dare per un equo e sostenibile contributo” nel caso di piani di salvataggio dei governi per rimettere in ordine il settore bancario o fornire fondi.

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