Dell’Utri, si attende la sentenza di appello

di Redazione

Marcello Dell'UtriPALERMO. Nell’aula bunker del carcere di Palermo si svolge l’ultimo atto del processo d’appello a Marcello Dell’Utri, il senatore del Pdl accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che ha però preferito disertare l’ultima udienza rinunciando alle dichiarazioni spontanee.

La Procura generale, al termine della requisitoria, ha chiesto alla seconda sezione della Corte d’appello di Palermo, presieduta da Claudio Dall’Acqua, la condanna a 11 anni del senatore che in primo grado ha avuto 9 anni di carcere. Intorno alle 13 la Corte è entrata in Camera di Consiglio per emettere la sentenza, prevista per venerdì o sabato.

IL PG: “VITA IN UN MONDO DI MAFIOSI”. “A Dell’Utri non vengono contestati i caffé, svariati, presi con il mafioso Gaetano Cinà o il pranzo con Vittorio Mangano, ma il significato di questi incontri”. Lo ha detto il pg Nino Gatto nella controreplica. “Se io bazzico – ha aggiunto – con avvocati e magistrati ciò avviene perché questo è il mio mondo. Il mio campo. Se io bazzico con mafiosi come Virga, i Graviano, Bontade, Teresi bisogna chiedersi quale sia il mio mondo. Ognuno risponda come crede ma con razionalità”. Gatto ha proseguito: “Si dice che questo sia il processo dei pentiti. E dove le mettiamo allora le testimonianze, i documenti, gli interrogatori, le intercettazioni? I difensori sostengono che tutte le dichiarazioni dei pentiti siano successive al 1994, successive quindi alla discesa in politica di Silvio Berlusconi e alle notizie di stampa sulle indagini a suo carico. Ma a questo punto si dovrebbe dimostrare che i pentiti hanno iniziato a collaborare prima del 1994 e a parlare di Berlusconi e dell’Utri dopo questa data, ma questo non è mai stato dimostrato”. Sull’incontro a Milano nell’autunno del 1974, smentito dalla difesa, tra Dell’Utri e i mafiosi Stefano Bontade, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano e Francesco Di Carlo, oggi pentito, il pg dice: “Non c’é nessuna documentazione che Bontade fosse, come dicono gli avvocati, ricoverato in quel periodo a Villa Serena a Palermo e costretto in un busto di gesso. Così come non c’é dimostrazione che Mangano non fosse a Milano”.

“SPATUZZA AFFIDABILE”. Gatto ha poi ribadito l’affidabilità del pentito Gaspare Spatuzza. “Non ho sentito dichiarazioni di natura tecnica. – ha detto – Ho sentito solo che Spatuzza non è una persona per bene. Che ha fatto delle stragi e molti omicidi e per questo non può essere credibile. Ho sentito solo ingiurie nei confronti del collaboratore. Ma qui siamo ancora all’età della pietra, allora. A prescindere dalle decisioni della Commissione del Viminale sulla protezione a Spatuzza, sarà questa corte a decidere sulla sua attendibilità”. “L’unica notazione tecnica sulle dichiarazioni di Spatuzza da parte della difesa – ha spiegato Gatto – è l’autonomia del canale Graviano-Dell’Utri-Berlusconi dal canale Dell’Utri-Mangano, ma anche questo fa a cazzotti con le altre risultanze. In ogni caso il collegamento Dell’Utri-Graviano è provato dal provino che fece Gaetano D’Agostino al Milan”. E ha aggiunto: “Potremmo capire l’importanza delle dichiarazioni di Spatuzza forse solo in futuro. La sua testimonianza non è stata assolutamente un boomerang per l’accusa, anzi tutto quello che ha detto combacia alla perfezione con ciò che era stato affermato prima dai pm e dai giudici”.

LETTERA DI UN COMPAGNO DI CELLA DI SPATUZZA. La Corte d’appello ha letto una lettera di Carlo Marchese, detenuto in passato assieme al pentito Spatuzza. “Non conosco i difensori di Dell’Utri. – dice Marchese – Posso dire che ho parlato spesso con Spatuzza mentre ci trovavamo nel carcere di Parma. Tutto quello che ci siamo detti é stato probabilmente registrato ed è quindi riscontrabile. Mi ha confessato di essere stato protagonista della strage di via D’Amelio e mi ha parlato anche di Dell’Utri, Silvio Berlusconi (che non mi sta simpatico soprattutto da quando si vanta di aver inasprito il 41bis) e Massimo D’Alema“. Dopo la lettura della missiva, la difesa di Dell’Utri ha chiesto nuovamente l’esame di Marchese, rigettato dalla Corte che ha addotto le stesse motivazioni della precedente udienza, ribadendo la mancanza assoluta di necessità dell’audizione.

LA DIFESA: “UN PROCESSO DI SOLI PENTITI”. “E’ un processo di soli pentiti. Le accuse all’imputato sono state fatte solo da loro e non hanno nessun riscontro”. Così l’avvocato Alessandro Sammarco ha controreplicato al procuratore generale. “Ci sono episodi sporadici – ha ribadito – nel corso di un lungo arco temporale di incontri con alcuni personaggi. Per esempio, con Mangano non ci sono stati incontri tranne forse quello negli anni Settanta al ristorante Le colline pistoiesi e ad Arcore. Non ci sono telefonate frequenti. Anche se ci fossero prove di un’amicizia, questa non sarebbe in ogni caso un reato”. “Adesso il pg ci viene a dire che gli incontri tra Dell’Utri e mafiosi non sarebbero stati nel 1993 ma nel 1994 – ha proseguito – A parte che così cambierebbe tutta la lettura delle cose già dette e in ogni caso non c’é alcun riscontro a eventuali riunioni”.

“SPATUZZA VUOLE OTTENERE BENEFICI”. Sul pentito Gaspare Spartuzza, Sammarco ha rincarato la dose dell’arringa. “Le sue dichiarazioni sono strumentalizzate – ha spiegato – dall’ottenimento di benefici. Le cose che ha detto sono vaghe e generiche e smentite da tutti i testi di riferimento”. Sul presunto rapporto di Dell’Utri con i fratelli Graviano, Sammarco si è chiesto “che dimostrazione è un provino di un ragazzino di dieci anni, Gaetano D’Agostino, al Milan che sarebbe stato ‘spinto’ da Dell’Utri? Ma stiamo scherzando?”. Dura la replica al monito finale di Gatto. “Il pg ha chiamato la corte a fare la storia – ha detto – ma nessun giudice deve fare questo. I giudici devono solo applicare la legge. Le conseguenze delle sentenze non devono interessare ai giudici. Noi chiediamo solo questo perché l’applicazione della legge non può che portare all’assoluzione di Dell’Utri”.

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