Le Regioni contestano la manovra. Formigoni: “Incostituzionale”

di Emma Zampella

Roberto FormigoniROMA. Le regioni non ci stanno e non appoggiano la manovra economica. La manovra è stata costruita dal governo senza condivisione né sulle misure né sull’entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto”.

Così recita il documento varato dalla Conferenza delle Regioni. Il contributo che viene fornito dalle Regioni è importante e sostanziale, anche se queste sembrano trovarsi con le mani legate: “La manovra è insostenibile e irricevibile perché carica il peso dei tagli sulle Regioni per oltre il 50%. Non è equa e i tagli avranno ricadute pesanti su persone, famiglie e imprese” dice il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.

“La nostra posizione è costituzionale. Non segnata da ragioni di schieramento politico. Non è corporativa. Non sta tutelando le risorse delle Regioni ma spiegando che i tagli avranno ricadute pesanti sul sistema territoriale.– e continua- Le Regioni vogliono partecipare e dare il loro contributo alla riduzione dei costi della pubblica amministrazione, all’interno di una manovra che si inquadra in un contesto europeo, tuttavia riteniamo irricevibile e non sostenibile la manovra”. Dalle parole del presidente della Commissione delle Regioni si legge che mentre le Regioni hanno ridotto il debito pubblico al 6%, lo Stato ha incrementato il suo di circa il 10%. Le Regioni si sono dette corrisposte a partecipare nella lotta agli sprechi, vista la crisi, ma i tagli rinviano ad altro come mostra Errani: “A partire dal 2011 verranno tagliati 4,3 miliardi”, taglio che ricadrà sull’attuazione del federalismo fiscale delle regioni e sulle competenze oggettive dei cittadini e delle imprese.

Roberto Formigoni, governatore della Lombardia,spiega che, nonostante vengano tagliati i fondi alle Regioni, le loro competenze e i loro ambiti di azione restano sempre gli stessi: “Vengono tolti i soldi ma non le funzioni: questo contraddice quanto disposto dalla Corte Costituzionale. C’è dunque un rischio di incostituzionalità della manovra, dal momento che la Corte Costituzionale afferma che deve esservi un collegamento diretto tra le funzioni conferite e le risorse necessarie per il loro esercizio”. Il governatore della Lombardia chiarisce che “occorre distribuire il carico dei sacrifici in modo proporzionale, come nelle famiglie un buon padre distribuisce il carico dei sacrifici su tutti i figli. Qui invece si carica su un figlio tutto il carico e il padre fa spallucce. Anzi, di più, siamo di fronte ad un padre sciamannato che ha aumentato il debito pubblico”.

Per Roberto Cota, governatore del Piemonte, la manovra invece si presenta come necessaria per attuare il federalismo fiscale. “La manovra evidenzia che esso e necessario e indifferibile”, dice Cota, a cui Errani risponde: “Il documento che definisce irricevibile la manovra economica e nel quale si sostiene che questa mette a rischio il federalismo fiscale l’ha firmato anche lui”. Nei giorni scorsi però il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aveva sottolineato l’impossibilità per ritornare sulla manovra per eventuali modifiche, ritoccandone i saldi previsti. Per Formigoni non si tratta solo di federalismo fiscale, ma le Regioni pare non riescano con i tagli della manovra ad assicurare i servizi primari: La manovra riduce di un terzo il contributo per il trasporto pubblico locale: noi abbiamo dei contratti con Trenitalia la quale, sapendo di questi tagli, probabilmente taglierà un terzo dei treni e magari licenzierà anche un terzo del personale- e aggiunge- E Trenitalia può farci anche causa e magari vincerla perchè noi abbiamo stipulato dei contratti”.

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