TORINO. I carabinieri del Nas di Torino hanno sequestrato 70mila mozzarelle che all’apertura della confezione, diventavano blu.
Stavano per essere vendute sul mercato. Grazie anche alla collaborazione della catena di supermercati discount interessata, sono stati tutte ritirate. Intanto, alcuni campioni di prodotto sono sotto esame all’Istituto zooprofilattico di Torino che ne accerterà l’eventuale tossicità. I test svolti , secondo quanto si è appreso, avrebbero accertato che all’origine del fenomeno c’è un batterio, forse capitato nel formaggio durante le ultime fasi della lavorazione.
La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta. “Indaghiamo sulla violazione della legge 263 del 1962 sull’igiene e la tutela dei prodotti alimentari – spiega il procuratore Raffele Guariniello, che coordina l’indagine – e sospettiamo che la diffusione di questi prodotti non sia avvenuta solo a Torino, ma anche nelle zone di Trento e di Bari. Ci stiamo lavorando. Sono coinvolte sia la società tedesca che produce i latticini sia la società che in Italia li distribuisce”. “La vera notizia comunque – sottolinea il procuratore – è che queste mozzarelle sono prodotte in Germania. E che proprio in Italia si mangiano mozzarelle tedesche”.
Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, aspetta “con urgenza” i risultati delle analisi e spiega che “prima di esprimere un giudizio di merito su di una vicenda che presenta alcuni aspetti in apparenza inquietanti, ho dato immediate disposizioni ai competenti uffici del Ministero al fine di avere tutti i dati indispensabili per formulare un parere adeguato alla necessità di garantire massima sicurezza ai nostri consumatori”.
Il ministro della Salute Ferruccio Fazio informa che è stato attivato il sistema di “Allerta rapido” comunitario con la segnalazione alla Commissione Europea e alle autorità tedesche della contaminazione delle mozzarelle. Sono state anche informate le autorità sanitarie delle Regioni dove le mozzarelle provenienti dallo stabilimento tedesco potrebbero essere state destinate.
L’ESPERTO: “SOSTANZA FORSE IN SALATURA O IMBALLO”. La sostanza che ha fatto diventare blu le mozzarelle sequestrate a Torino, una volta aperta la confezione, può essere stata messa durante il processo di salatura o provenire dall’inchiostro dell’imballaggio, che non si è fissato bene: sono queste le due ipotesi che si sente di fare Mario Malinconico, direttore di ricerca del Cnr presso l’istituto di chimica e tecnologia dei polimeri di Pozzuoli. “Il colore blu della mozzarella – spiega – si produce per una reazione di ossidazione con l’aria. Deve quindi esserci qualche sostanza fotossidabile che è finita nella mozzarella o nell’ultima fase di lavorazione, che è quella della salatura che avviene in una salamoia per alcune ore, oppure con l’imballaggio. Nelle fasi precedenti non è possibile, perché altrimenti sarebbe stato già visibile all’azienda produttrice”. Se non si è trattato della salamoia, dice Malinconico, che lavora con il Cnr alla realizzazione di imballaggi con sostanze naturali, allora il problema può essersi verificato con l’imballaggio. “L’inchiostro usato per la confezione, che contiene pigmenti con complessi metallici – continua – può non essersi fissato bene e quindi, tramite le componenti grasse del liquido di governo della mozzarella, trasferitosi sulla superficie del latticino. Una volta imballata, sulla mozzarella non arrivano più ossigeno né luce, quindi non si può vedere quello che succede”.
RUSSO (COMMISSIONE AGRICOLTURA): “TOLLERANZA ZERO”. “Tra mozzarelle blu, latte alla melamina, pomodori taroccati provenienti dall’est asiatico ed oli di importazione spacciati per nazionali l’agricoltura italiana davvero non ce la fa più”. Così il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Paolo Russo. “La verità è che ancora una volta l’utilizzo fraudolento, le adulterazioni dei nostri prodotti di eccellenza testimoniano che bisogna perseguire la strada della tolleranza zero contro cagliate ed importazioni di latte clandestino e che – prosegue il presidente della commissione – per tutelare la qualità ed il prestigio dei nostri prodotti, e non solo di quelli a marchio, occorre proseguire senza indugi verso il traguardo dell’etichettatura, della carta d’identità che indica, senza equivoci, il luogo di produzione e di trasformazione di ogni alimento”. “Quanto accaduto oggi – afferma Russo – ha il sapore del danno, ai consumatori ed alla produzione agricola del nostro Paese, e della beffa: proprio in Italia, patria del brand meridionale, arriva mozzarella prodotta, per giunta visto il colore chissà attraverso quali alchimie, addirittura in Germania”. “Per questo – conclude il parlamentare – bisognerà vivamente ringraziare i carabinieri del Nas per la solerte attività investigativa e per l’efficace attività di prevenzione che ha alzato un argine contro i danni alla salute dei cittadini ed alla nostra economia”.
PRODUTTORI CAMPANI: “LA DOP E’ UN’ALTRA COSA”. Puntare sulla qualità per difendersi dalle adulterazioni. C’é ovviamente anche timore per il danno di immagine derivante da episodi del genere, “ma occorre chiarire – dice Luigi Chianese, presidente del Consorzio tutela mozzarella bufala campana dop – che le mozzarelle sequestrate a Torino sono prodotte con latte vaccino e non di bufala. Non si tratta quindi del prodotto dop, ma di un prodotto a basso costo e bassa qualità”. Secondo i dati dei produttori riuniti nel Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala, la mozzarella dop non conosce crisi. “Anche l’ effetto dell’allarme, poi rientrato, sulla brucellosi e la diossina è svanito e adesso la nostra produzione non riesce a soddisfare la richiesta per mancanza di latte”, dice Chianese.
Dello stesso avviso è Albert Sapere, tra gli organizzatori del Salone della Mozzarella di bufala di Paestum (Salerno), rassegna che nel maggio scorso ha toccato il record di 120 espositori e 40mila visitatori: “Il prodotto di qualità resiste a tutti gli scossoni. La mozzarella dop piace e conquista anche i grandi chef, come Massimo Bottura che nel suo ristorante di Modena ha inserito più piatti a base del nostro prodotto”.
Secondo Sapere il sequestro di Torino “deve rassicurare i consumatori, perché testimonia la validità dei controlli eseguiti. Controlli che premiano i produttori impegnati sul versante della qualità. Comunque la miglior difesa per chi compra è la conoscenza del prodotto: fidarsi dei produttori conosciuti o di marchi di garanzia come quello del consorzio campano, evitando confusioni tra la mozzarella di bufala dop e prodotti a basso costo”.