Ru486, primo aborto ad Ostia: polemica su ricovero “flash”

di Emma Zampella

 ROMA. È durata giusta il tempo di deglutire la pillola la permanenza della prima donna in Italia che ha assunto, all’ospedale Grassi di Ostia, la Ru486, la pillola abortiva.

Nonostante la normativa prevedesse che la paziente sarebbe dovuta rimanere in ospedale fino a sabato, giorno in cui il trattamento prevede la somministrazione della Cytotec, farmaco per l’espulsione dell’embrione, la donna ha firmato le dimissioni e lasciato l’ospedale intorno alle 11.30, pur essendo stata forte l’insistenza del direttore sanitario Lindo Zarelli affinché rimanesse in ricovero.

“La paziente, come previsto dalle disposizioni ministeriali, rimarrà ricoverata da oggi, giorno dell’assunzione della pillola abortiva, fino a sabato prossimo, quando le verrà somministrato il farmaco per l’espulsione dell’embrione. Ovviamente viene ricoverata per tre giorni, ma se eventualmente decidesse di chiedere di andare via prima firmando per essere dimessa, noi non potremmo opporci” aveva dichiarato nei giorni scorsi il direttore sanitario della struttura, prevedendo quasi un comportamento del genere. Anche perché, come ha sottolineato Zarelli, “la paziente potrebbe appellarsi all’articolo 32 della Costituzione, secondo cui nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”, cosa prevista dalla legge nazionale.

Sulla questione però è intervenuta anche la Governatrice del Lazio, Renata Polverini, che avrebbe preferito si aspettasse ancora un po’ prima di essere esecutivi con l’applicazione della norma.“Avrei aspettato. Non voglio entrare nel merito ma altri direttori generali hanno detto che avrebbero atteso le linee guida regionali prima di dare il via libera alla somministrazione del farmaco. Non c’è nessuna scelta ideologica – assicura la governatrice – mi sono solo attenuta al parere del Css e alla determina Aifa che vanno nella direzione della salvaguardia della salute della donna”.

La Polverini nonostante le sue idee discordanti con quelle del direttore sanitario ha affermato e rassicurato le donne dicendo: “Abbiamo dato mandato alla Asp – spiega la presidente – di stimare il fabbisogno di posti letto da dedicare all’interruzione di gravidanza con Ru486. Bisognerà dunque attendere un successivo provvedimento che individui le strutture con i requisiti migliori per salvaguardare la salute delle donne”.

Intanto, però, mentre la Polverini motiva le sue scelte ideologiche di aspettare fino alla presentazione delle leggi normative in materia, davanti al “Grassi” è cominciata la protesta.“Ru486. La “kill pill” punto di non ritorno”: questo il titolo del volantino che è stato fatto circolare fuori dall’ospedale firmato dalle associazioni Unicuique Suum, Cmo (Comunità Militante Ostia) e Gandalf. E si legge nel volantino : “Sebbene la pillola abortiva venga sponsorizzata come sicura, come se fosse un aborto indolore e “fai da te”, in realtà dura come minimo 15 giorni è molto doloroso e se il medicinale assunto non è sufficiente ad espellere il feto, alla terza settimana dopo il controllo, la donna può comunque essere sottoposta ad un intervento chirurgico”.

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