AVERSA. Che lo smaltimento illegale di rifiuti tossici sia un problema che ci riguarda molto da vicino è fatto noto.
Che grazie a questa lucrosa, illegale ed immorale pratica, lintero ecosistema di alcune zone sia completamente compromesso, questo anche è fatto noto. Cosi come tutti sanno che il tasso tumorale registrato nei posti dove vengono sversati, sotterrati ed abbandonati rifiuti speciali al suolo è di 500 volte più alto rispetto a qualsiasi altro posto. Ciò che invece, in questi giorni è passato in sordina, complice il caldo e lacquiescenza delle persone oramai rassegnate a certe notizie, è la maxi operazione coordinata dalla procura di Napoli che ha sgominato un’organizzazione criminale con base nelle Marche, presso la Eco service srl di Corridonia in provincia di Macerata, un gruppo industriale attivo nella gestione integrata dei rifiuti, e diramazioni in Campania, Lombardia, Puglia, Abruzzo, Lazio e Sicilia.
Loperazione, denominata Ragnatela, è nata grazie a controlli effettuati dal Noe (il Nucleo Operativo Ecologia) dei Carabinieri, su riscontri effettuati presso la discarica di Casoria. Si è scoperta una vera e propria compravendita di rifiuti illegali, che fruttavano allorganizzazione camorristica oltre 5 milioni di euro. Lo scambio era semplice. I rifiuti erano accompagnati da formulari, certificati e registri di carico e scarico falsificati, gli scarti, provenienti in genere dal centro-sud (anche dall’azienda multiservizi di Roma e da un sito dismesso di Colleferro) erano diretti nelle Marche, o in discariche della Puglia, dell’Abruzzo, della Lombardia e della Germania, per essere smaltiti dopo essere transitati nell’impianto di Corridonia per un trattamento specializzato fittizio. Scarti del petrolchimico siciliano, melme, terre e rocce da scavo, miscele di rifiuti pericolosi, fanghi industriali, filtri, ceneri pesanti, fanghi di perforazione, polveri di caldaia e altre sostanze tossico-nocive, contaminate da arsenico, cromo, rame, piombo, zinco e idrocarburi, avrebbero dovuto essere trattati come rifiuti speciali pericolosi. Invece, venivano ‘ripuliti’ solo sulla carta, per risparmiare sui costi di gestione di macchinari e procedure, e avviati a discariche pubbliche, come normali rifiuti. Gli impianti, fra questi la discarica ‘Senesi’ di Morrovalle, in provincia di Macerata, secondo gli inquirenti, avrebbero accettato i carichi sapendo che erano incompatibili con le proprie autorizzazioni, mettendo a rischio la salute dei cittadini.
Nell’operazione è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare Rodolfo Briganti, legale rappresentante e direttore della discarica ‘Senesi’ di Morrovalle.E’ finita sotto inchiesta, dunque,la ditta vincitrice dellappalto per la differenziata nella città di Aversa, che tra laltro ha condotto le trattative tecniche con lamministrazione comunale ed i sindacati.