ROMA. Sul ddlintercettazioni, ribattezzato “legge bavaglio”, Silvio Berlusconi arretra, non senza recriminare.
“La legge sulle intercettazioni è stata massacrata e io sono tentato addirittura di ritirarla”, dice a sorpresa dopo una battaglia durata mesi davanti agli ambasciatori italiani riuniti alla Farnesina. “Questa legge migliorerà qualche cosa – molla la presa il premier – ma non ridà al cittadino l’inviolabilità delle comunicazioni. Non è vivere in un paese civile pensare che non possiamo parlare al telefono di certe cose…”. Del resto, per il Cavaliere, questo non è che l’ennesimo esempio degli scarsi poteri che un premier ha in Italia: “Lavori per delle notti, mandi fuori un bel cavallo e ti ritrovi un ippopotamo”. Eppure, nonostante i lacci e lacciuoli dei quali non riesce a liberarsi, Berlusconi promette che “nei prossimi anni lavoreremo alla riforma della Costituzione (anche se ogni volta che diciamo di volerlo fare le sinistre dicono che vogliamo distruggerla), libereremo l’Italia dall’oppressione giudiziaria, legislativa, burocratica e fiscale”.
Intanto, continua la protesta di chi dice no a una legge che imbavaglia l’informazione e nega ai giornalisti il dovere di informare e ai cittadini il diritto di conoscere. La Fnsi, il Popolo Viola e tutte le associazioni che fanno parte del ‘Comitato per la libertà e il diritto all’informazione e alla conoscenza’ decidono infatti di tornare in piazza. E dopo un sit e la veglia notturna, invitano giovedì 29, alle ore 16, “giornalisti e singoli cittadini ad essere in piazza Montecitorio” in contemporanea con l’avvio del dibattito sul ddl intercettazioni nell’aula della Camera.
Nonostante gli emendamenti votati dalla Commissione Giustizia della Camera per le parti riguardanti il lavoro dei giornalisti “possano essere considerati positivi – si legge in una nota della Fnsi – da soli non possono nascondere i pericoli ancora insiti nel testo. Inoltre l’immotivata sottomissione dei blog alle stesse regole dell’informazione professionale che tanto scalpore sta creando nel Paese ed i tagli all’editoria cooperativa, no profit, di idee e di partito che già stanno creando chiusure, sospensioni e perdite di posti di lavoro creano preoccupazione su preoccupazione”.
Il sindacato dei giornalisti ed il ‘Comitato per la libertà e il diritto all’informazione e alla conoscenza’ “da sempre sostengono – si ricorda nella nota – che la drastica decurtazione dei finanziamenti pubblici è il bavaglio più letale, così come gli insopportabili tagli alla cultura e allo spettacolo. Il presidio davanti alla Camera dovrà riaffermare la forza e la giustezza dell’alleanza tra informazione, cultura ed opinione pubblica contro chi vuole scippare il diritto-dovere di informare ed essere informati”.