Eolico, arrestato Carboni. Pm: “Loggia segreta pilotava appalti e politici”

di Redazione

Flavio Carboni ROMA. L’imprenditore sardo Flavio Carboni è stato arrestato giovedì mattina dai carabinieri su ordine della magistratura romana nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti dell’eolico.

Carboni, 78 anni, è stato condotto a Regina Coeli. Il suo difensore, Renato Borzone, ha già annunciato che farà ricorso al tribunale del riesame. Oltre a Carboni, personaggio discusso e coinvolto in molti misteri della storia repubblicana, sono stati arrestati anche il geometra Pasquale Lombardi, magistrato tributario, già esponente locale della Dc campana, ex sindaco del suo paese in provincia di Avellino, assistito dall’avvocato Corrado Oliviero e l’imprenditore campano Arcangelo Martino. I provvedimenti cautelari in carcere, firmati dal gip Giovanni De Donato, sono stati eseguiti dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma, coordinati dal maggiore Bartolomeo Di Niso. Martino sarà trasferito in giornata nel carcere di Napoli, mentre Carboni è già a Regina Coeli, a Roma, e Lombardi in quello di Bellizzi, in Irpinia.

I reati contestati ai tre sono quelli di associazione per delinquere e violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli ipotizzano che i tre siano i componenti di una superloggia segreta, punto di riferimento per pilotare politici e imprenditori. L’inchiesta della procura romana riguarda un presunto comitato d’affari che avrebbe gestito l’assegnazione di una serie di appalti pubblici in Sardegna per la realizzazione di parchi eolici. Secondo la procura di Roma si tratta di una “banda segreta come la P2 per pilotare giudici e politici”.

Il fascicolo che ha portato agli arresti nasce da uno stralcio, aperto quest’anno, dell’inchiesta sugli appalti per l’eolico in Sardegna in cui sono coinvolti, tra gli altri, anche il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellaci per abuso d’ufficio e corruzione e il coordinatore del Pdl nonché deputato Denis Verdini (che si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda), per riciclaggio e corruzione.

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