ROMA. Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Nicola Mancino, definisce “eccessivo” lo sciopero dei magistrati indetto per oggi dall’Associazione nazionale magistratiper protestare contro i tagli previsti della manovra economica.
“Mi auguro una ripresa della trattativa e un modo più moderato di reagire rispetto a una manovra che non riguarda solo i magistrati. – ha aggiunto – La cosa migliore è ripristinare le regole del dialogo, a partire dal Guardasigilli”. Inoltre, spiega, “autonomia e indipendenza della magistratura non dipendono dai livelli di remunerazione. L’accenno all’autonomia e all’indipendenza, rapportate al trattamento economico, è male usato. È sbagliato dire che se il livello retributivo è basso l’autonomia non c’è”
“Di fronte a un provvedimento d’urgenza – ha sottolineato il numero due di Palazzo dei Marescialli – la reazione può essere esplosiva o più meditata: la sensazione è che ci sia stata una reazione che poteva essere attenuata da un confronto, sempre necessario, tra una categoria, quella dei magistrati, con l’uso della prudenza, e il governo, soprattutto il ministro della Giustizia”. Lo sciopero, ha osservato ancora Mancino, “è un diritto e nessuno può comprimerlo, ma serve prudenza. Non posso dire di aderire, non sono un magistrato, ci sono preoccupazioni e perplessità ma servono prudenza e accortezza”. Sui tagli Mancino ammette che “i giovani magistrati pagano maggiormente”, ma in generale con questa manovra, in un periodo di “crisi grave che ancora non ha raggiunto i livelli più preoccupanti” è il “ceto medio-basso colpito quasi in via prioritaria, mentre il ceto medio-alto è esente”.
Ma sul sostegno alla protesta dei magistrati il Csm si spacca. “Piena adesione” allo sciopero viene espressa dalla maggioranza dei consiglieri (alcuni devolveranno il proprio gettone di presenza all’Associazione nazionale magistrati). Si tratta di un provvedimento “ingiusto”, hanno sostenuto in apertura del plenum prima che prendesse la parola Mancino, perché penalizza soprattutto i magistrati e in particolare i più giovani, oltre a mettere in discussione il sistema di adeguamento delle retribuzioni che serve a “tutelare l’indipendenza della magistratura”. Fanno eccezione i laici del Pdl che hanno criticato la scelta di incrociare le braccia “perché lo sciopero non si addice ai magistrati e farà perdere loro credibilità, visto che l’opinione diffusa è che scioperano perché non vogliono sia ridotto di una lira il loro stipendio”.
L’Anm, attraverso il presidente Luca Palamara, esprime stupore per le dichiarazioni di Mancino ed esprime “rammarico” per il fatto che Mancino “non sia a conoscenza che da parte dell’Anm c’è sempre stata e c’è tuttora la disponibilità al dialogo”. “Protestiamo, Mancino dovrebbe saperlo, – ha detto Palamara – per evidenziare l’iniquità e l’irragionevolezza di disposizioni della manovra che, se confermate, penalizzerebbero in maniera ingiustificata i più giovani e, più in generale, tutti coloro chiamati a essere valutati ai fini della progressione economica, alterando il meccanismo delle carriere e incidendo, così, sull’autonomia e sull’indipendenza della magistratura”.