AVERSA. Dal momento che non serve ad altro che a rendere brutto un ambiente già di per se degradato, è il caso di abbatterlo.
Questa la richiesta provocatoria avanzata agli amministratori aversani dal consigliere provinciale del Nuovo Psi Nicola Marino in una nota inviata al sindaco, al presidente della Provincia di Caserta e alla stampa. Loggetto a cui fa riferimento il componente del consiglio provinciale è quello che definisce scatolone o capannone industriale realizzato nella corte dellIacp in Piazza Giovanni XXIII.
Credetemi scrive Marino è un vero e proprio pugno nellocchio, realizzato in unarea che poteva prestarsi a migliorare tantissimo la vivibilità del quartiere. Questo manufatto continua la nota- pare sia nato per essere un mercato coperto, il che potrebbe essere una buona idea se solo fosse stata realizzata con criteri informatori diversi. Ci sono esempi di mercati coperti perfettamente integrati in spazi pubblici che hanno la possibilità di essere polifunzionali, permettendo laggregazione e la socializzazione e non come il nostro che è una cosa che ti toglie il respiro, eliminando ogni possibilità di incontro, che intristisce chi lo vede, figuratevi chi ci vive intorno. E poi ricorda questo Scatolone non è mai entrato in funzione, non è mai stato usato.
Eppure sarebbe costato, stando a quanto si legge nel volume La città che cambia, fatto stampare dallAmministrazione comunale il 19 febbraio 2007, un milione 170 mila euro. Finanziamento erogato dalla Regione Campania per realizzare sia il mercato rionale coperto, di circa 1200 metri quadrati su due piani, sia la sistemazione a verde e un parco giochi per bambini nellampia area esterna alla struttura.
Invece ad oggi quellarea sottolinea Marino è un ghetto nel ghetto. Dove vengono depositate anche carcasse di autovetture. Grazie anche alle le recinzioni delle aree verdi di pertinenza alle abitazioni in via del Popolo. Recinzioni aggiunge che sono state realizzate su disposizione del sindaco Ciaramella e dal consigliere comunale Della Valle. Creando praticamente lantitesi della vivibilità che si dovrebbe assicurare a qualsiasi residenza. Perché spiega Marino recintare unarea verde significa togliere la possibilità di vivere la stessa, creando loccasione per farla diventare ricettacolo di immondizia e rifiuti di ogni genere. Creando una ghettizzazione ulteriore in una zona che già di per se vive una situazione non facile quanto a socializzazione. Oltre tutto realizzando una recinzione con dei paletti infissi nel terreno, contornati da una rete metallica si ha una struttura antiestetica, pericolosa e che non serve sicuramente allo scopo per cui è stata pensata. In pratica si sono solo sprecati dei soldi.
Alla luce del fatto che lIacp dovrà spendere nei prossimi anni ben 5 milioni di euro di fondi regionali per la riqualificazione di tutta larea, ritengo sia il caso conclude Marino di concertare con Comune, Iacp e residenti (diventati in tanti proprietari delle case in cui abitano) la realizzazione di qualcosa che possa, in qualche modo, rendere più vivibile questo quartiere, attraverso una progettazione seria e oculata, attraverso laiuto di concorsi di idee. Visto che i fondi ci sono basterebbe avere la volontà.