NAPOLI.E’ giunto “in stile Berlusconi” al ritiro di Castel Volturno, calandosi dall’alto in elicottero, il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis per la presentazione di Cristiano Lucarelli.
In primis, il presidente ha svelato “il bluff” nei giorni precedenti all’acquisto dell’attaccante livornese, quando ai cronisti non ne aveva parlato molto bene.”C’è stato questo depistaggio perchè voi non ci aiutate. – dice rivolto ai giornalisti – Quando abbiamo un’idea ce la bruciate sempre, non sapevo come si sarebbe risolta la questione Denis, è chiaro che ho dovuto rimischiare le carte e non ho potuto nemmeno avvertire questo ragazzo, mi sono dovuto scusare con lui”. Poi, aggiunge De Laurentiis, “mi sono fatto dare il numero da Mazzarri e ho chiamato al giocatore dopo il mio bluff, gli ho telefonato per spiegarmi, lui ha esitato perché secondo me era già impegnato con la Fiorentina, ma l’azzurro è un colore migliore di quello viola, ci ha pensato un po’, ha capito che non volevo offenderlo e ha accettato”. E ora rivela il suo reale pensiero sul bomber:”Lui è un giocatore stracazzuto”.
A quel punto la parola è passata a Lucarelli: “Napoli meritava l’attesa, – dice Lucarelli – come sono fatto io dopo le prime esitazioni avrei fatto cadere la trattativa. Ma questa società merita”. Sul rapporto con il ritrovato allenatore Mazzarri: “Certo, ha influito sapere che qui c’è lui, avere un allenatore che ti conosce, che sai che ti stima è un gran vantaggio. Mi auguro di essere di aiuto al Napoli, darò il mio contributo. Questo è un ambiente che ti trasmette tanto, te ne accorgi pure quando vieni da avversario”.
Il 35enne attaccante,ex Livorno e Parma, non nasconde le ambizioni di indossare la maglia da titolare: “Ho deciso di scegliere un finale di carriera non tranquillo, se pensano che io sia venuto qui a svernare non mi conosce bene. Vengo qui per fare il titolare, poi posso anche giocare zero minuti. Le cose scontate non fanno per me”.
Quanto al valore del Napoli, commenta: “Ho sempre giocato per salvarmi e vedere nella gara con l’Elfsborg tutte quelle azioni d’attacco mi davo i pizzicotti. Tra me e me dicevo che neanche in tutto un campionato vedo mai tutte quelle palle in area di rigore”. A chi lo accosta a Sosa, lui risponde:”Il paragone mi piace, io mi sento un po’ come Altafini. Nel dna di questo club c’è sempre stato questo tipo di ruolo”.