Caliendo, respinta la sfiducia ma il governo non ha più la maggioranza

di Redazione

Giacomo CaliendoROMA. La Camera, grazie alla maggioranzaPdl-Lega,ha respinto la mozione di sfiducia al sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo, coinvolto nell’inchiesta P3. 299 no, 229 si e 75 astenuti, tra cui i finiani di Futuro e Libertà, Udc,Mpae Api.

L’esito del voto mostra quindi che il Pdl e la Lega, pur respingendo ampiamente la mozione, sono rimaste sotto la maggioranza assoluta dei voti (316 su 630 deputati).E considerate le astensioni annunciate già da il giorno precedente, il risultato era scontato e per la maggioranza non era necessario serrare le fila e prevedere presenze a tappeto per avere la meglio. Sta di fatto, comunque, che nella votazione la somma delle astensioni e dei sì (cioè di Pd, Udc, Idv, finiani e Api), pari a 304 voti, ha prevalso sui numeri ottenuti dalla maggioranza (299 no).

ALFANO: “P3 COSTRUITA DA PM E CERTA SINISTRA”. Nel corso del dibattito il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha attaccatoparte della magistratura e della sinistra. “La P3 – ha sostenuto il Guardasigilli – è frutto di una costruzione di taluni pm e di una certa sinistra che accusa in base a quella costruzione”. “Io non posso occuparmi della singola indagine – ha detto Alfano – ma avendo ascoltato con attenzione quanto ha detto l’onorevole Contento poc’anzi credo che con efficacia abbia voluto affermare che non c’è niente, non c’è niente, non c’è niente e che financo la P3 sia, probabilmente, frutto di una costruzione di taluni pm e di una certa sinistra che accusa in base a quella costruzione”.

“Il Parlamento non vota solo su Caliendo ma anche sul principio di non colpevolezza e sulla possibilità di trovare un equilibrio tra principio di non colpevolezza e principio legalità. – ha aggiunto Alfano – Tutti i cittadini italiani sono presunti innocenti, anche i membri del governo e noi pensiamo che debbano andare a casa comunque se il loro comportamento ha comportato disdoro per le istituzioni, ma non è questo il caso”. “Sui principi non ci si può astenere – ha continuato il ministro – ci si astiene sulle leggi, ci si astiene sui provvedimenti ma non sui principi”. “Oggi- ha aggiunto – molti non voteranno secondo la loro coscienza ma piegheranno al tatticismo alti e nobili principi come quello della non colpevolezza”.Alfano inoltre ha accusato Pd e Idv di aver presentato la mozione perchè c’era un’indagine in corso e di aver poi sostenuto che la mozione sarebbe stata presentata “a prescindere”, quando l’indagine si è mostrata troppo debole.

L’intervento di Alfano

DI PIETRO.

Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, si è rivolto ai finiani esprimendo il concetto opposto a quello del ministro Alfano: “Sulla questione morale – ha detto – non ci si può astenere, o si sta di qua o si sta di là. Con l’astensione si dimostra solo di essere pavidi e che si ha paura di affrontare le elezioni per paura di perdere la poltrona”. L’ex pm, che nel suo intervento ha parlato di Caliendo come di “anello di congiunzione” tra la vecchia P2 (il nome dell’allora membro del Csm era presente negli atti della commissione Anselmi) e la nuova P3 assieme a Flavio Carboni, ha rilevato che anche il non voto “è un modo immorale di fare politica” perché “sono ugualmente responsabili sia quelli che fanno la rapina, sia quelli che fanno il palo. E in questo parlamento ci sono tanti ‘uomini palo'”. Nel suo intervento, Di Pietro si è rivolto anche al premier Berlusconi: “Le chiediamo di fare le valigie al più presto. Lei signor presidente sta abusando della pazienza del paese. Lei, novello Nerone, se ne sta lì a suonare l’arpa attorniato dalle sue ancelle prezzolate, mentre il paese brucia”.

DELLA VEDOVA (FeL).Benedetto Della Vedova, intervenuto a nome de finiani di “Futuro e Libertà”, non ha replicato alle parole di Di Pietro ma ha ribadito la volontà del suo gruppo di astenersi. “Non sussistono presupposti per chiedere le dimissioni di Caliendo – ha detto – ma non può essere giudicato irrilevante che il sottosegretario alla Giustizia sia sotto inchiesta. Forse la cosa migliore sarebbe la sospensione delle sue deleghe”. “Siamo garantisti senza se e senza ma. – ha detto ancora l’ex esponente Pdl – Lo siamo per quelle migliaia di persone in carcere in condizioni incivili in attesa di un processo. E lo siamo anche per i politici che di fronte a indagini non sono più o meno innocenti dei comuni cittadini. Il perimetro responsabilità penale non coincide con responsabilità politica. Nessun politico può essere difeso a prescindere solo perchè indagato. La presunzione di innocenza non è impunità politica. L’avviso di garanzia non deve far scattare la tagliola, ma è un errore pensare che un politico debba necessariamente aspettare la condanna giudiziaria”.

CASINI. Sulla stessa linea dell’astensione, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini: “Chi rappresenta il governo del paese dovrebbe astenersi dal frequentare gente discutibile, piccoli o grandi intrallazzatori, pluricondannati bancarottieri”.Casini sottolinea che l’Udc “rifiuta il giustizialismo come metodo di lotta politica” e ricorda “che i più grandi moralisti hanno una vocazione intemerata alla immoralità, come sa bene l’onorevole Di Pietro”. Il centrista dice a proposito della figura di Caliendo: “Non ravvisiamo un quadro di responsabilità sufficienti ad impegnare il parlamento nella richiesta di ritiro della sua delega. Lasciamo questa responsabilità al governo. Noi non decapitiamo gli uomini per una manciata di voti in più”.

LEGA.In difesa di Caliendo la Lega Nord: “La mozione è un pretesto per un attacco al governo. – ha detto il capogruppo Marco Reguzzoni – È una azione contro il governo impegnato nella lotta alla criminalità. Vogliono impedire il proseguo dell’azione di governo, ma noi andiamo avanti”. “Chi vuole fermare l’azione del governo?” Si è chiesto Reguzzoni sostenendo che “chi lo fa, lo fa per logiche di Palazzo, poteri forti e oscuri che vogliono fermare questa azione del governo e sono lontani dai cittadini”. “L’unico governo legittimo è quello votato dai cittadini” ha detto poi Reguzzoni rivolgendosi al segretario Pd Bersani e respingendo le ipotesi di governo tecnico. “Noi siamo nati nel prato di Pontida, – ha detto ancora Reguzzoni – non nei salotti, e non abbiamo paura delle urne”.

FRANCESCHINI (PD). “È grave che il ministro della Giustizia sia venuto in Parlamento ad esprimere un giudizio sulle indagini, non si era mai visto”, ha invece esordito Dario Franceschini, capogruppo del Pd. “È possibile – si chiede poi l’ex segretario democratico affrontando il tema della mozione di sfiducia – che non si dimetta un sottosegretario che è stato a una cena dove si discuteva per fare pressioni sulla Corte Costituzionale per far passare il lodo Alfano? È possibile che non si dimetta uno indagato per la violazione della legge Anselmi?”. “In un paese normale, – ha aggiunto – in un caso così ci si dimette subito. Guardate i paesi normali dove ci sono paesi conservatori normali. Voi avete demolito il senso di rigore, il rispetto dell’etica pubblica che una classe dirigente deve avere. Il sistema esce allo scoperto: non importano i cognomi che si portano, quello che emerge è un sistema malato basato sulla confusione tra politica e affari, sul senso di impunità, basato sul senso di onnipotenza, dove non esistono reati, non esistono processi per chi ha vinto le elezioni. Non solo per il premier, adesso anche per tutti quelli che gli stanno vicino”. Per Franceschini “la maggioranza uscita dalle elezioni non c’è più, c’è quella residuale”. Il premier, secondo il capogruppo del Pd, ha la facoltà di dare le dimissioni, “ma quando uscirà di scena un minuto dopo la parola passerà al capo dello Stato e al Parlamento. E noi ci impegneremmo a cambiare la legge elettorale perchè sarebbe folle votare con questa legge elettorale che voi stessi avete definito una porcata”.

CICCHITTO (PDL). “Non vi daremo la testa dell’on Caliendo perché è innocente” ha detto il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto. “Siamo qui per un rito tribale, che prevede un sacrificio umano al giustizialismo, che ha sostituito altri miti fortunatamente finiti nell’89. – ha detto ancora Cicchitto – Oggi la vittima sacrificale è il sottosegretario Caliendo, colpevole di che? Di niente. Perchè ha organizzato convegni, è andato a casa Verdini, ha incrociato due volte Carboni, che però non aveva la figura di criminale quando faceva affari con Caracciolo”.

BOSSI. Il leader della Lega, Umberto Bossi, al termine della seduta ha commentato: “Questoè il segnale che resistiamo. Adesso non si va al voto”.

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