ROMA. La contromossa dei finiani al pressing berlusconiano è un allargamento a sorpresa della maggioranza, con un governo Pdl, Fli, Udc, Apie parte del Pd moderata.
Laproposta viene avanzata dal finiano Italo Bocchino dal sito di Generazione Italia. “A questo punto la partita per Berlusconi diventa veramente difficile. Se va alle urne rischia tutto e rischia molto, se sta fermo minacciando reazioni che non può fare rischia il logoramento nazionale e internazionale. L’unica strada che ha è appellarsi al Parlamento come gli ha consigliato Casini per varare un nuovo governo con un profilo alto e riformatore e una maggioranza più ampia, costruendo una nuova coalizione che comprenda i partiti di Fini, Casini e Rutelli e i moderati del Pd ormai delusi”. “Sappiamo – aggiunge il capogruppo di Futuro e libertà – che per Berlusconi questa strada è quasi impossibile da intraprendere perché dovrebbe sostituire la logica della monarchia aziendale con quella della democrazia repubblicana, condividere scelte con logiche politiche e dar vita a un esecutivo fatto di ministri politici che darebbero un’altra fisionomia al governo che oggi è semplicemente un ‘governo del Presidente’. Sappiamo che questa ipotesi gli fa accapponare la pelle, ma è l’unica che ha per sopravvivere alla crisi implosiva che ha aperto da solo”, conclude Bocchino.
MA UDC ROMPE CON LEGA. Ma la proposta-provocazione di Bocchino, che in parte ricalca il modello di un governo di larghe intese, appare di difficile realizzazione anche per i rapporti ormai del tutto compromessi tra Udc e Lega. Di fronte alle bordate di Bossi e dei suoi che hanno sparato a palle incatenate abbattendo l’ipotesi di un’alleanza con Casini, ‘lUdc reagisce con violenza: “Che Bossi, noto trafficante in banche e quote latte, insulti l’Udc – si legge in una polemica nota della segreteria nazionale del partito centrista – lo riteniamo molto utile per far capire agli italiani chi ostacola davvero i suoi progetti di occupazione del potere”. “Si svegli – prosegue il comunicato – chi ha votato questa legge sul federalismo, che è solo uno spot per la Lega, e chi nel governo viene messo sempre più ai margini dal Carroccio”. Affermazioni che arrivano dopo le nuove accuse rivolte da Bossi a Casini. Il Senatùr, che ha dichiarato la sua ferma contrarietà a un rientro dei centristi nella maggioranza, aveva dichiarato che il leader Udc “spera di trafficare, è un trafficone”. “Se entra Casini – aveva affermato il ministro per le Riforme – è peggio che avere Fini”.
CICCHITTO: “IPOTESI DA FILM”. L’auto-ribaltone prospettato da Bocchino, più che un’ipotesi politica,è un film. Lo sostiene il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. ‘E’ in ballo – aggiunge – il patto sancito con gli elettori che nel 2008 votarono una precisa maggioranza della quale facevano parte anche i finiani”.
GASPARRI: “CON UDC DESTINATI A INCONTRARCI”. A cercare di smorzare le polemiche interviene intanto Maurizio Gasparri. «Ritengo che con l’Udc siamo destinati ad incontrarci – afferma in due interviste, al Quotidiano Nazionale e al Tempo il capogruppo Pdl al Senato. – In alcune regioni abbiamo vinto insieme e insieme governiamo anche diverse città del Centro-Sud. Credo che non si debba avere fretta in certe cose. Contano i contenuti. La Lega teme un freno su alcune riforme. Se ci fosse la possibilità di rendere compatibili gli obiettivi politici, il disegno andrebbe assolutamente perseguito”.
DELLA VEDOVA: “MARTINO AL POSTO DI SCAJOLA”.La priorità del governo non può essere solo il processo breve. Ci sono i temi economici da affrontare come la ripresa da agganciare e la Fiat e c’è un grave ritardo nella nomina del nuovo ministro dello Sviluppo. Adatto al ruolo, soprattutto per rilanciare le liberalizzazioni, sarebbe Antonio Martino, già ministro degli Esteri e della Difesa nei precedenti governi guidati da Berlusconi”. E’ quanto sostiene Benedetto Della Vedova, vicecapogruppo alla Camera di Futuro e Libertà, in un’intervista ad Affaritaliani.it.
URSO: “ANNULLA PROCEDURA DISCIPLINARE CONTRO FINIANI”. Per l’altro finiano Adolfo Urso, invece, bisogna rivedere il procedimento disciplinare interno al Popolo della Libertà che a settembre dovrebbe portare davanti ai probiviro i finiani “ribelli” Bocchino, Granata e Briguglio. “Quella riunione – sostiene il viceministro – se si vuole ricomporre la situazione nel Pdl, deve essere annullata, così come la delibera sui gruppi autonomi a livello locale”. Il rischio è arrivare al punto di non ritorno. “Finiscano il clima di aggressione e gli attacchi alle cariche istituzionali, contro il Quirinale e contro il presidente della Camera. Chi grida al voto è un irresponsabile, perchè il Paese ha bisogno di un governo che governi e faccia le riforme”.