MILANO. Il Gip di Milano, Maria Grazia Domanico, ha archiviato l’inchiesta sulle presunte “consulenze d’oro” a Palazzo Marino, nella quale erano indagati il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e quattro ex dirigenti dell’amministrazione comunale.
L’inchiesta riguardava l’assegnazione di un’ottantina di consulenze e incarichi amministrativi e presunti episodi di mobbing relativi al pensionamento di alcuni dirigenti, per far posto a nuove nomine. Insieme alla posizione del primo cittadino, che era indagata per abuso d’ufficio, sono state archiviate quelle dell’allora direttore generale del Comune Giampiero Borghini, della sua vice Rita Amabile, dell’ex direttore centrale delle risorse umane Federico Bordogna e dell’allora capo di gabinetto Alberto Bonetti Baroggi, indagati a vario titolo per abuso d’ufficio, corruzione, concussione e truffa aggravata. Il gip ha così dato accoglimento alla richiesta del pm Alfredo Robeldo, che nel luglio dell’anno scorso aveva chiesto l’archiviazione per tutti e cinque gli indagati per la seconda volta, dopo che una prima richiesta era stata respinta dal gip Paolo Ielo che aveva disposto nuove indagini.
“MODALITA’ CENSURABILI”. “Si deve ritenere che le modalità di rimozione dei dirigenti, per quanto censurabili sotto diversi profili, non abbiano travalicato il limite dellillecito penale”. Bastano queste due righe alla dodicesima pagina di un documento che ne contiene 21 a sintetizzare i motivi per cui il gipDomanico ha accolto la richiesta della procura di Milano. La Moratti era stata indagata il 29 novembre del 2007 per abuso dufficio. Gli altri dirigenti rispondevano invece anche di concussione e truffa aggravata, oltre che di minacce e violenza privata, reati ipotizzati lanno scorso dal gip Paolo Ielo nel momento in cui rigettò la prima richiesta di archiviazione. Il gip Domanico, nel motivare il proscioglimento, dà atto al procuratore aggiunto Alfredo Robledo di aver svolto dopo il rigetto della prima richiesta di archiviazione anche accertamenti autonomi che non gli erano stati sollecitati.
SPOIL SYSTEM. “Le nuove deposizioni hanno chiarito ancora di più gli intenti dellamministrazione anche in vista di quello che si configura come uno spoil system, come evidenziato dalla Corte dei conti, senza peraltro che fossero adottati comportamenti minacciosi e men che meno violenti”, scrive il gip, in riferimento a chi sarebbe stato indotto ad andare in pensione dai responsabili di Palazzo Marino al fine di favorire – secondo laccusa – la nomina di altri funzionari. Il richiamo al mobbing viene definito dal giudice “suggestivo, «giacché si tratta non già di fatto accertato ma di timore di possibili comportamenti futuri dellamministrazione che aveva già deciso la ristrutturazione ponendo ai vertici persone di più stretta fiducia”. Non c’è stata, nella lettura del gip che ha disposto l’archiviazione, la “minaccia di un male ingiusto nel caso in cui non fosse stata accettata la risoluzione del contratto” perché “chi non ha accettato è rimasto al suo posto e altri hanno accettato pur nella prospettiva di retrocedere nella complessiva situazione lavorativa, perché hanno avuto incentivi e hanno valutato che era per loro maggiormente conveniente o meno dannoso avanzare domanda di pensionamento con livelli retributivi che avrebbero comportato un vantaggio per il futuro”.
“COMPORTAMENTO GRAVE E COLPOSO”. Il gip sottolinea tuttavia “come del tutto oscuri siano stati i percorsi che hanno portato alla nomina dei nuovi dirigenti, tanto da sembrare, in alcuni casi, addirittura casuali, pur godendo evidentemente tutti i nuovi dirigenti della fiducia della nuova amministrazione”. Il comportamento dell’amministrazione comunale viene definito “grave e colposo” dal giudice, che evidenzia la condanna, per gli stessi fatti oggetto del procedimento penale, inflitta dalla Corte dei Conti nei confronti di tutti gli indagati. La Corte dei conti aveva condannato Letizia Moratti e gli altri imputati, ora prosciolti a livello penale, a risarcire lerario comunale per circa 261 mila euro, perché avrebbero provocato un danno con i loro comportamenti. Non è però ravvisabile il reato di violenza privata, ad avviso del gip, perché “gli elementi raccolti non sono idonei per ritenere la sussistenza del dolo intenzionale da parte del sindaco e del direttore generale”. Non è stato infatti provato, scrive Domanico, che la riorganizzazione della macchina comunale “sia stata congegnata allo scopo di avvantaggiare, dal punto di vista patrimoniale, una o più persone, cosa che non può essere affermata dal momento che scopo prevalente era quello di assicurare uno stretto legale e un rapporto fiduciario sicuro tra la direzione politica e il dirigente amministrativo”.
PD: “MORATTI CHIEDA COMUNQUE SCUSA”. “Il sindaco Moratti dovrebbe comunque chiedere scusa per la riorganizzazione inutile, dannosa e costosa promossa presso il Comune di Milano. – commenta Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd a Palazzo Marino – Riorganizzazione che, lo ricordiamo, le è costata una condanna da parte della Corte dei Conti e che ha portato allo spreco di milioni di euro dei milanesI”.