L’AQUILA. Al via, martedì mattina, davanti al Gip del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Grieco, gli interrogatori per le cinque persone accusate di corruzione nell’ambito degli appalti per la ricostruzione post-sisma in Abruzzo.
Al Palazzo di giustizia di Bazzano si sono presentati Ezio Stati, ex consigliere regionale Dc e attuale esponente di spicco del Pdl, detenuto nel carcere dell’Aquila; l’ex deputato di Fi Vincenzo Angeloni, medico odontoiatra di Avezzano (rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli) e Sabatino Stornelli, amministratore delegato di Selex service management, società di Finmeccanica, al quale è stato imposto l’obbligo di dimora nel comune di Roma. Presenti anche Daniela Stati, figlia di Ezio, e assessore dimissionario alla Protezione civile regionale, e il suo compagno Marco Buzzelli, agli arresti domiciliari. Dovranno rispondere tutti dell’accusa di corruzione avvenuta non attraverso mazzette bensì con “regali”, tipo preziosi e auto.
Per il procuratore capo Alfredo Rossini il quadro probatorio che emerge appare “incontestabile”, considerato che vi sono prove evidenti dei “doni” e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale (Daniela Stati) e alle persone “a lei vicine”. L’assessore aveva le deleghe alla Protezione civile, i rifiuti e l’ambiente. Entrando in Procura Ezio Stati, 63 anni, ex democristiano poi passato a Forza Italia dopo una breve permanenza nell’Udeur, ai giornalisti ha detto: “Non vi preoccupate, si risolverà tutto”. Appena arrivato, Stati ha salutato sua figlia scherzosamente con “assessore”. Il primo interrogato è l’ex deputato di An poi passato a Fi, Vincenzo Angeloni,per due ore sotto torchio.
DANIELA STATI: “SONO ARRABBIATA”. “Sono arrabbiata” dice Daniela Stati a Sky Tg24. Arrabbiata perché la sua unica colpa, sostiene,”è quella di aver voluto tutelare i diritti dei lavoratori di una società che di fatto ha sempre avuto pareri legali che la certificano, e aver cercato di farla lavorare senza ancora fare una delibera, senza affidargli un euro di lavoro senza dare commesse”.
ANGELONI RESPINGE ACCUSE. L’avvocato Antonio Milo ha formulato la richiesta di scarcerazione per Angeloni, il primo dei cinque indagati a comparire davanti al Gip al tribunale di Bazzano (L’Aquila).”Compatibilmente con il segreto istruttorio – ha spiegato Milo – possiamo dire che Angeloni ha respinto le interpretazioni delle intercettazioni ambientali e telefoniche cheè stata data dalla Procura. Ha dato un’esegesi, un’interpretazione alternativa che noi riteniamo convincente e ha indicato dei testimoni proprio per riscontrare il tipo di dialogo effettivamente posto in essere e spiegare il senso”. “Angeloni – ha proseguito Milo – esclude in maniera categoria di aver avuto rapporti con la società che farebbe capo, secondo l’interpretazione accusatoria all’indagato Stornelli”.”Con Abruzzo Engineering – ha sottolineato – Angeloni non ha avuto alcun tipo di rapporto di affari, ne’ lecito, ne’ illecito e la sua posizioneè totalmente sganciata da quello che dovrebbe essere poi il profilo corruttivo essenziale della vicenda, secondo l’impostazione data dagli inquirenti”. Angeloni, ha ricordato l’avvocato, “ha un’amicizia ventennale con gli altri indagati – ha spiegato – ma ha un rapporto di evidente conflittualità con Stornelli. Il medico 58enne originario di Avezzano ha collaborato con Stornelli solo per un breve periodo con la squadra di calcio della Valle del Giovenco. Un rapporto breve – ha detto ancora Milo – che si e’ concluso con dei profili di antitesi tra i due personaggi”. In alternativa alla scarcerazione sono stati richiesti gli arresti domiciliari “considerate le sue condizioni di salute”.
CHIODI: “NESSUNA CONSULENZA AL MIO STUDIO”. “Mi preme dire che non esiste nessuna consulenza attribuita da Abruzzo Engeenering, società partecipata da Regione Abruzzo, Provincia dell’Aquila e Finmeccanica, allo studio professionale di cui sono contitolare. Mi spiace rilevare tale faziosità e furore denigratorio, non certo della Procura ma dei mezzi di informazione che non assolvono il loro compito, imbarbarendo la nobile funzione della libertà di stampa”. Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, chiedendo la parola in apertura dei lavori del Consiglio regionale d’Abruzzo. L’Assemblea era già stata programmata con altro ordine del giorno, ma, giocoforza, l’attenzioneè stata dirottata sulla vicenda giudiziaria (presunti ”doni” in cambio di favori per la ricostruzione post sisma) che ha coinvolto l’ormai ex assessore regionale, Daniela Stati, sfiorando, secondo quanto riportato da alcuni media, anche il Governatore. ”Sono io – ha spiegato meglio Chiodi – che ho chiesto al mio studio di verificare i bilanci di Abruzzo Engineering, di verificare il futuro piano industriale della società. Rigetto – ha, quindi, insistito – ogni insinuazione e schizzo di fango e continuerò a sostenere Abruzzo Engineering. Me lo ha chiesto il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e me lo hanno chiesto Stefania Pezzopane e tutte le forze sociali. Questa vicenda – ha assicurato Chiodi – non fa venire meno la speranza di Abruzzo Engineering che collabora con i suoi professionisti da 9 anni. La Magistratura faccia chiarezza – ha concluso – perché non ne posso più di falsità”. Quanto allo specifico delle dimissioni di Daniela Stati, il presidente ha confermato che ”la questione ci occuperà nei prossimi mesi, sia per quanto riguarda gli equilibri politici che per i risvolti puramente giudiziari”.
ORDINE GIORNALISTI: “CHIODI PENSI A MALCOSTUME DELLA POLITICA”. ”Piuttosto che preoccuparsi di un presunto ‘malcostume che sta imbarbarendo la nobile arte del giornalismo’, il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, farebbe bene a preoccuparsi di un diffuso malcostume che sta imbarbarendo – davvero – la nobile arte della politica. Come purtroppo hanno provato le tante inchieste condotte negli ultimi anni dalla magistratura abruzzese sulla sanità o la ricostruzione post terremoto”. Lo afferma una nota dell’Ordine dei giornalisti abruzzesi, secondo cui ”desta sorpresa e preoccupazione il fatto che il presidente della Regione, intervenendo in Consiglio regionale all’indomani dell’ennesima bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla classe politica abruzzese, senta più il dovere di attaccare e insolentire i giornalisti che compiono scrupolosamente il proprio dovere professionale, che è quello di informare nel modo più scrupoloso e dettagliato la pubblica opinione, piuttosto che spiegare fatti e circostanze che hanno generato l’ennesimo brutto episodio di malcostume politico”. ”Il sospetto – prosegue la nota dell’Ordine – è che la politica tenda a stilare una sorta di lista di proscrizione dei giornalisti sgraditi, ‘rei’ di pubblicare le notizie che non piacciono; anche quando si tratta di stralci virgolettati di citazioni di fonti ufficiali, come nel caso di una ordinanza del giudice per le indagini preliminari che si occupa di una inchiesta per gli appalti legati alla ricostruzione post-sisma”. ”Il tentativo di condizionare il lavoro dei giornalisti -scrive ancora l’Ordine – sembra essere diventato nel nostro Paese lo sport nazionale, e per farlo non si fa economia di strumenti, come le leggi-bavaglio o gli insulti personalizzati. Vogliamo rassicurare il presidente Chiodi – conclude – che i giornalisti abruzzesi continueranno a svolgere il proprio dovere professionale senza vincoli e condizionamenti”.