SANTA MARIA CV. La mancata convocazione di un Consiglio Comunale è nella sostanza e nella forma un atto profondamente antidemocratico perché impedisce ai rappresentanti politici eletti dal popolo di confrontarsi su scelte amministrative (troppo spesso insensate) e sulla (discutibile) gestione della res publica.
Lo afferma la consigliere comunale del gruppo Laica mente Emilia Borgia. Lepisodio nasconde problematiche che esulano finanche dallinesistenza, allo stato, di una maggioranza politica in grado di reggere lattuale sindaco. Questultimo ed alcuni consiglieri si sono dichiarati indipendenti, altri hanno aderito a partiti di centrodestra, mentre altri ancora si proclamano di centrosinistra ed anelano ad un chiarimento politico (alla luce delle dichiarazioni di Giudicianni che affermava ormai terminata lesperienza di centrosinistra), in assenza del quale, purtroppo, non assumono comportamenti concretamente consequenziali. Il confronto politico, anche se a volte aspro e duro, deve sempre essere garantito ed un uomo politico, che possa e voglia definirsi realmente tale, deve interpretarlo come costruttivo nella naturale dialettica tra le diverse voci della maggioranza e della minoranza consiliare. Nella realtà delle cose, la mancata convocazione di un Consiglio cela sicuramente ben altro: è un dato oggettivo che Giudicianni negli ultimi due Consigli si è sentito personalmente attaccato dalla scrivente. Il primo cittadino, infatti, teneva un comportamento, eufemisticamente parlando, incivile, sprezzante ed antitetico rispetto allagire politicamente corretto. Per non sostenere un confronto diretto durante lintervento della sottoscritta, abbandonava lAula (in un momento, tra laltro, nel quale aveva persino azzerato lEsecutivo), per poi rientrare a discorso concluso. In un qualsiasi altro paese del mondo quando si scopre che colui il quale riveste una carica istituzionale riferisce menzogne ai cittadini che rappresenta e governa, viene ritenuto moralmente inadeguato a rivestire il proprio ruolo e, normalmente, rassegna le dimissioni. Nella nostra città, viceversa, le dimissioni vengono strumentalizzate per poi mercanteggiare e barattare consensi, e dunque voti nel Pubblico Consesso, tra i consiglieri della presunta maggioranza consiliare e parte della minoranza. Il sindaco, invece, in ben due Consigli Comunali, allunico ed evidente scopo di celare ai presenti il proprio operato quale ex presidente della S.T.U., preferiva inveire contro la sottoscritta, andando ben oltre i limiti del consentito, dimostrando una inaudita, ingiustificata ed ingiustificabile bassezza, tanto per i toni utilizzati, quanto per i contenuti espressi ed estrinsecatisi in una vera e propria aggressione verbale. Una indiscutibile caduta di stile senza eguali, stigmatizzata dal silenzio dei presenti, con un presidente del Consiglio Comunale che non concedeva neanche il diritto di replica per fatto personale.
Nellultimo Consiglio Comunale, – continua Borgia – così come nel precedente, e quindi per ben due volte, il sindaco Giudicianni ha mentito nella assoluta consapevolezza di affermare il falso. Dapprima sosteneva di non conoscere un tale architetto, incontrato per ben sei anni allincirca, ed al quale veniva dato incarico di progettare il centro commerciale che dovrebbe costruirsi tra via Olanda e via Italia, e, di poi, asseriva di aver restituito tutti gli importi delle somme versate da commercianti sammaritani e non, proprio nelle mani dellallora presidente Giudicianni che ne rilasciava relativa ricevuta. (Pleonasticamente la scrivente vorrebbe rammentargli che è in possesso dellelenco di tutti i commercianti gabbati!). La mancata convocazione di un Consiglio Comunale nasconde tante cose! Nasconde una fluida, instabile, nomade, nonché incerta maggioranza consiliare; consente a Giudicianni di non mentire più in pubblico; gli dona il privilegio di permanere (inutilmente) nella casa comunale, nonché di avere la presunzione di governare evitando la Democrazia. La scrivente che non si sente e mai si è sentita suddita di nessuna autorità, soprattutto quando priva di autorevolezza, rammenta quotidianamente a se stessa che prima o poi, volente o nolente, dovrà pur essere convocato un altro Consiglio.