NAPOLI. Cancellati i nomi di Garibaldi, Vittorio Emanuele e Umberto I. Al loro posto quello di alcuni briganti o di vittime della mafia come Peppino Impastato e Pio La Torre.
Un vero e proprio blitz è stato compiuto la scorsa notte a Napoli, in occasione della giornata che celebra i 150 anni dell’ingresso di Giuseppe Garibaldi e dei Mille in città. Gli aderenti al Laboratorio Insurgencia hanno sovrapposto sulle targhe di alcune strade importanti della città, dedicate agli eroi dell’Unità d’Italia, dei cartoncini sui quali c’è scritto invece quello di personaggi molto più meritevoli, a giudizio dei promotori, di essere celebrati. Piazza Garibaldi è dedicata, ad esempio, a Michela De Cesare “partigiana del Sud” mentre Galleria Umberto è diventata Galleria del Mediterraneo, Piazza Plebiscito si chiama “Piazza Magna Grecia”.
Inoltre, bandiere padane sono state installate tra le mani delle statue di Vittorio Emanuele, in piazza Plebiscito, e di Garibaldi e del gruppo dei Mille nell’omonima piazza, nei pressi della Stazione centrale. Secondo Antonio Musella, del laboratorio Insurgencia, è stata effettuata una “sostituzione” dal basso che rivendica la specificità del popolo napoletano e meridionale in una data tutt’altro che casuale. Oggi 7 settembre, si festeggia l’ingresso di Giuseppe Garibaldi ed i suoi mille nella città di Napoli. Da lì a poco con il vergognoso patto di Teano con i piemontesi di Cavour, il Meridione veniva condannato a 150 anni di subalternità. Una subalternità economia e sociale, una soggiogazione colonialista che si è espressa in termini culturali e biopolitici. Con questa data cominciano a Napoli i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, festeggiamenti che dureranno un’anno e che vedranno la nostra mobilitazione per ricordare che quella bandiera per il Sud non solo non ha mai trovato posto, ma la subalternità in cui c’hanno costretti è lunga 150 anni.
Di qui la decisione di “cambiare la toponomastica a strade e piazze che sono il simbolo dell’avvio di quel processo di colonizzazione avviato proprio con l’Unità d’Italia. I nomi di Garibaldi, Umberto I, Vittorio Emanuele, hanno lasciato il posto ai nomi di veri eroi meridionali come Michela De Cesare e Nicola Summa, briganti che difesero la loro terra, oppure Peppino Impastato, Pio La Torre, i martiri di Pontelandolfo”. Quanto al vessillo, conclude Musella, “più che il tricolore abbiamo preferito installare la bandiera padana in alcune delle piazze che portano il nome di personaggi di casa Savoia per segnalare quella continuità dei governi del nord antimeridionali”.