Napoli, “soffiate” in cambio di droga e denaro: arrestati 8 poliziotti

di Redazione

 NAPOLI. Otto poliziotti sono stati arrestati dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli. Erano tutti in servizio nella squadra di Polizia giudiziaria del commissariato di Secondigliano a Napoli.

Nei loro confronti l’accusa di di falso, peculato e cessione di sostanze stupefacenti. Le ordinanze di custodia cautelare emesse per questa inchiesta sono in totale 16. In manette sono finiti: Antonio, Vincenzo e Pasquale DiLauro, Giuseppina Aprile, Antonietta Marcone, Giuseppe Mazzacaro, Ciro Sorianiello, Giuseppe Vitale, MariaDi Febbraro. I poliziotti arrestati sono: Costantino Soulas, Domenico Micillo, Vincenzo Granata, Luigi Fusco, Alfonso Molinaro, Massimo Provenzano, Piercarlo Lattani, Robeto Petrillo. Ricostruito un ingente traffico di stupefacenti che ha permesso di individuare i rifornitori (due persone residenti nel rione Traiano di Napoli) e chi immetteva sul mercato la droga, soprattutto nei Comuni di Villaricca e Frattamaggiore. Si tratta di persone già note per precedenti specifici in traffico di sostanze stupefacenti e di altri incensurati tra cui tre donne nei confronti dei quali sono stati eseguiti anche dei sequestri di beni e conti correnti.

LE INDAGINI. Le indagini (divise in due filoni,che hanno portato ad altri nove arresti nell’ambito di un traffico di droga tra i comuni di Villaricca e Frattamaggiore)hanno preso spunto da un arresto in flagranza di reato e si sono sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali nonchè riscontri sia di documenti che di dichiarazioni di persone informate dei fatti. È stato così accertato che, almeno in tre distinti episodi, la polizia giudiziaria ha “operato abusando dei poteri connessi all’esercizio della funzione pubblica – si legge in un comunicato della Procura partenopea – appropriandosi di circa 15mila euro e di droga del peso complessivo oltre mezzo chilogrammo”. Gli episodi accertati, secondo quanto riferisce la Procura, rappresentano solo “una minima parte di condotte reiterate espressive di spregiudicati quanto sistematici metodi di esercizio abusivo delle funzioni pubbliche attribuite ai pubblici ufficiali sottoposti ad indagini”.

“SOFFIATE”IN CAMBIO DI DROGA O DENARO. In particolare, ascoltando le conversazioni telefoniche degli indagati, è emerso che alcuni di questi avevano “stretti rapporti” con persone che fornivano loro notizie confidenziali su operazioni di polizia in programma. La ‘ricompensa’ per le notizie che portavano agli arresti era costituita in parte da denaro e in parte da droga di cui i poliziotti si appropriavano nel corso di attività di servizio. Atteggiamenti illeciti che avvenivano sotto gli occhi di chi subiva le perquisizioni e veniva poi arrestato e indotto poi a firmare verbali di sequestro che riportavano informazioni non conformi al vero. I falsi, oltre che nei verbali di perquisizione, sequestro e arresto, venivano estesi anche agli atti direttamente delegati dall’autorità giudiziaria e in particolare alla trascrizione delle conversazioni registrate. Anche le intercettazioni ambientali venivano “depurate” di ogni riferimento compromettente. Alle indagini sono state d’aiuto non solo le intercettazioni ma anche le dichiarazioni di alcuni degli arrestati che hanno portato non solo ad accusare se stessi, ma anche a spiegare ciò che avveniva.

SPACCIATORI “PREOCCUPATI” PER POLIZIOTTI. Gli spacciatori di droga erano preoccupati per i poliziotti che rubavano. Il paradosso emerge dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta che ha portato oggi all’arresto – disposto dal gip Tommaso Miranda su richiesta dei pm Enrica Parascandalo e Vincenzo Ranieri – di otto agenti in servizio al commissariato di Secondigliano. Particolarmente significative le conversazioni intercettate in carcere tra Antonio Di Lauro, arrestato dagli agenti il 21 ottobre 2009 perché custodiva in casa una consistente quantità di droga, e i suoi familiari. Dopo avere calcolato quanto denaro e quanto stupefacente i poliziotti hanno portato via, lo spacciatore invita i parenti a togliere dall’appartamento il denaro e gli oggetti di valore e sollecita la madre, Antonietta, a vigilare con attenzione sul comportamento degli agenti nell’eventualità di un nuovo blitz. Secondo il detenuto, la madre dovrebbe opporsi a nuovi controlli e invitare gli agenti a non tornare più, dal momento che la famiglia Di Lauro non è il trafficante sudamericano Pablo Escobar. Nel caso in cui i furti dovessero ripetersi, i Di Lauro potrebbero denunciare ai magistrati il comportamento scorretto dei poliziotti. Sempre dalle intercettazioni emergono altri particolari sconcertanti: gli agenti avrebbero sottratto denaro anche da tasche di indumenti trovati in casa, da portafogli e borsellini; si sarebbero inoltre appropriati anche di un paio di occhiali da sole lasciati nell’abitazioni di Antonio Di Lauro da una parente. Lo spacciatore esprime tutto il suo disprezzo e si meraviglia che i poliziotti non provino vergogna per il loro comportamento.

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