ROMA. Lo scontro tra Pdl e finiani potrebbe riaccendersi in Parlamento già nei prossimi due giorni. Uno dei momenti di maggior scontro tra i finiani e il Pdl si è verificato a metà luglio sulla sfiducia a Nicola Cosentino.
Il 14 luglio scorso il coordinatore del Pdl in Campania in una nota annunciò le dimissioni da sottosegretario per poi attaccare pesantemente il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Ora lo scontro nella maggioranza rischia di riproporsi: mercoledì ci sarà il voto sull’uso delle intercettazioni a carico di Cosentino. Ai voti dell’opposizione, infatti, si dovrebbero sommare anche quelli di “Futuro e Libertà” (c’è anche l’eventualità che il voto sia segreto).
FINIANI DIVISI.All’interno di Futuro e Libertà però non sembra emergere al momento una posizione unica sulla vicenda. “Ascolteremo prima il suo preannunciato intervento e in base alle sue dichiarazioni decideremo e annunceremo allaula la nostra posizione” ha fatto sapere Italo Bocchino, intervistato da Radio24. Cosentino “chiederà che venga autorizzato” l’uso delle intercettazioni a suo carico, “e quindi siamo d’accordo, voteremo sì” ha aggiunto Granata. Una posizione prontamente corretta da Silvano Moffa, coordinatore nazionale di Fli. “Granata ha parlato a titolo personale, ha detto quale sarà il suo voto” ha spiegato Moffa, chiarendo che non c’è nessuna linea ufficiale del gruppo a riguardo. Netto, in ogni caso, lo stop del capogruppo del Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, che ha lanciato un preciso monito ai finiani: “È il momento del massimo senso di responsabilità” e non è accettabile “lapertura di una sorta di guerriglia parlamentare”.
UDC E DI PIETRO. Nel frattempo, l’Udc ha fatto sapere che voterà alla Camera l’autorizzazione all’utilizzo di intercettazioni di Cosentino. Mentre, attraverso una nota, il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha avvertito: se Udc e Fli negheranno lautorizzazione a utilizzare le intercettazioni nei confronti di Cosentino, “sono politicamente complici”.
COSENTINO: “INTERCETTAZIONI IRRILEVANTI”. Cosentino è tranquillo alla vigilia del voto alla Camera sull’uso delle sue intercettazioni. “Non ho detto che sono daccordo” ha spiegato il deputato del Pdl, ma “mi rimetto allAula, senza vincoli di schieramento”. “Chiederò all’Aula di valutare liberamente” ha aggiunto l’ex sottosegretario, sottolineando che, nel merito, “quelle intercettazioni sono irrilevanti”.
TEST PER LA MAGGIORANZA. In attesa del voto del 28 settembre sui cinque punti programmatici del governo, quello in programma mercoledì pomeriggio a Montecitorio rappresenta un test anticipato per la maggioranza. I deputati sono chiamati infatti a dire sì o no all’uso di 46 intercettazioni telefoniche tra Cosentino e alcuni imprenditori accusati di essere legati alla camorra.
CAMORRA E P3. Cosentino, politicodi Casal di Principe, il 7 novembre dello scorso anno è stato indagato dalla Procura di Napoli con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica per presunti rapporti con la camorra del clan dei Casalesi. La Cassazione, il 28 gennaio scorso,ha rigettato la richiesta di annullamento dellordinanza. Il deputato Pdl ha comunque evitato l’arresto perché la Camera ha negato lautorizzazione a procedere. Il 18 febbraio si è poi dimesso dalla carica disottosegretario. A luglio, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “P3”, Cosentino è stato iscritto nel registro degli indagati, insieme al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, per associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Per gli stessi reati sono indagati anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini ed Ernesto Sica, ex assessore all’avvocatura della Regione Campania. In carceresono finiti in carcere l’imprenditore sardo Flavio Carboni, il geometra Pasquale Lombardi e il costruttore Arcangelo Martino. Cosentino è coinvolto per l’episodio legato al dossier che puntava a screditare Stefano Caldoro (leggi), quale candidato alla presidenza della Regione Campania, promuovendo, allo stesso tempo, quelladi Cosentino, la cui corsa alla poltrona di presidente della regione era venuta meno a seguito dell’indagine a suo carico sul reato di associazione camorristica; e per le pressioni esercitate sulla Cassazione per una rapida fissazione dell’udienza in cui si doveva discutere della legittimità della misura cautelare emessa nei suoi confronti dalla magistratura napoletana.