TEHERAN. Il procuratore generale iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei ha annunciato la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtani, la donna accusata di adulterio e di complicità nellomicidio del marito.
La donna, secondo quanto si legge sul Teheran Times, è stata condannata per il secondo dei due capi dimputazione: per questa ragione Sakineh non sarà giustiziata per lapidazione ma per impiccagione. “Secondo la legge attuale, la sua condanna a morte ha la precedenza sulla punizione” per ladulterio, ha detto il procuratore generale. “La questione – ha aggiunto – non dovrebbe essere politicizzata e gli organi giudiziari iraniani non saranno influenzati dalla campagna di propaganda lanciata dai paesi occidentali”. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehman-Parast, ha poi fatto sapere in mattinata che “le procedure legali non sono concluse, un verdetto sarà deciso quando saranno terminate”.
Per Sakineh, la cui sentenza di lapidazione era stata sospesa da alcune settimane per un riesame del caso, c’era stata una grande mobilitazione nel mondo occidentale e anche in Italia e in molti avevano puntato il dito contro la barbarie della lapidazione, una condanna secondo la legge islamica che prevede che la donna colpevole di adulterio venga sepolta fino al torace e che la parte che sporge dal terreno sia ripetutamente colpita da lanci di pietre, fino alla morte. Proprio le pressioni internazionali hanno contribuito a frenare l’iter dell’esecuzione, già programmata e poi rimandata a data da definire. Ora l’esecuzione potrebbe arrivare entro due settimane.
IL FIGLIO SI APPELLA ALL’ITALIA. Il figlio di Sakineh, Mohammadi-Ashtiani, ha intanto rivolto un appello all’Italia: “Chiediamo alle autorità italiane di intervenire per aiutarci”. L’Italia è stata infatti tra le nazioni che più hanno aderito alla campagna per salvare la donna e in tanti, dal mondo della politica a quello della cultura, dello spettacolo e dello sport (i figli di Sakineh hanno inviato gli auguri di compleanno al capitano della Roma, Francesco Totti, che si era speso in favore della loro madre) avevano pubblicamente chiesto alle autorità iraniane di fare un passo indietro e di rivedere la sentenza.
MEDIA IRANIANI: “NESSUNO INVECE PARLA DI TERESA LEWIS”. Anche il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, intervenendo all’assemblea delle Nazioni Unite a New York aveva citato il suo caso spiegando che in Iran esistono diversi gradi di giudizio, sostenendo che la donna non fosse mai stata condannata a morte e che comunque anche in altri Paesi del mondo è prevista la pena capitale per le condanne per omicidio. E a questo proposito i media iraniani avevano fatto notare le contraddizioni dell’opinione pubblica occidentale che non ha avuto le medesime reazioni di fronte alla condanna a morte negli Usa di Teresa Lewis, una donna americana con problemi di disabilità mentale.
FARNESINA AUSPICA REVISIONE CONDANNA. “Auspichiamo fortemente che la condanna a morte nei confronti di Sakineh possa essere rivista”, afferma la Farnesina. L’Italia ha accolto così l’appello del figlio della donna, assicurando che il governo “continuerà ad adoperarsi, come fatto finora”. Maggioranza e opposizione chiedono di fermare l’esecuzione.