ROMA.“‘Cesare Berlusconi‘, il ‘vice-Cesare’ Dell’Utri e la sua cricca piduista vadano a casa. Le istituzioni democratiche e la stessa Costituzione sono in pericolo. Dalle ultime rivelazioni di alcuni organi di stampa sull’inchiesta della nuova P2 emerge, infatti, un quadro gravissimo, eversivo e inquietante”.
È quanto afferma il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, in una nota che fa riferimento a quanto scritto oggi da alcuni quotidiani sull’inchiesta dell’eolico e la vicenda P3, nonchè sul nome in codice “Cesare” che comparirebbe nelle intercettazioni e attribuito da Arcangelo Martino a Silvio Berlusconi.
“Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il senatore Dell’Utri, l’ispettore del ministero Miller, il sottosegretario alla Giustizia Caliendo, il coordinatore Verdini e l’ex sottosegretario Cosentino, con affaristi e imprenditori senza scrupoli, non solo avrebbero fatto pressioni sulla Consulta per il lodo Alfano, ma anche sulla Cassazione per sistemare la causa da 450 milioni di euro fra la Mondadori e lo Stato”, sottolinea il portavoce dell’Idv.
Intanto, viene negata la scarcerazione a Martino. “Siamo pronti a presentare appello al riesame dopo la decisione del gip che ha respinto l’istanza di scarcerazione sulla quale la Procura di Roma aveva espresso parere favorevole”. È quanto annuncia l’avvocato Giuseppe De Angelis, legale di Arcangelo Martino, uno degli arrestati per la presunta associazione segreta P3 insieme a Flavio Carboni e Pasquale Lombardi. È di venerdì la decisione del gip di Roma di negare gli arresti domiciliari a Martino dopo la richiesta degli stessi pm che conducono l’inchiesta sulla presunta loggia massonica. Una decisione presa dalla procura di Roma dopo l’interrogatorio del 18 agosto durante il quale l’indagato ha ribadito che il “Cesare” più volte nominato nelle intercettazioni era il nome usato per identificare Berlusconi. Così come ammissioni, sempre nell’interrogatorio di agosto, vennero fatte da Martino su alcune delle accuse mosse dalla procura come le presunte pressioni su alcuni componenti della Consulta per il Lodo Alfano e sulla vicenda della presunta compravendita di alcuni senatori per far cadere l’allora governo Prodi.
Sull’ipotesi che la decisione della Procura di dare l’ok alla scarcerazione perchè Martino stia in qualche modo collaborando con gli inquirenti, De Angelis precisa: “Non parlerei di collaborazione, ma la Procura, esprimendo parere favorevole, un elemento questo davvero importante, ha riconosciuto il venir meno della necessità della misura cautelare in carcere. Ora bisogna leggere con attenzione le motivazioni del gip ma siamo pronti a presentare istanza al riesame”.
Dalla maggioranza, il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, commenta: “Le notizie di stampa apparse oggi su Arcangelo Martino sono inquietanti. Non per le dichiarazioni rese dallo stesso Martino alla Procura, che lasciano la vicenda di quella che è stata farsescamente denominata ‘P3’ avvolta nella stessa fumosa inconsistenza sottolineata dalla Cassazione. Ma perchè evidenziano quale profonda patologia affligga in Italia il rapporto tra politica e giustizia, e quanta attualità abbiano ancora talune pratiche inquisitorie che speravamo fossero confinate ai periodi bui dei primi anni ’90. Dal nesso tra i verbali di Martino e le vicissitudini della sua carcerazione preventiva pare infatti di capire che essa fosse finalizzata non già a soddisfare le esigenze prescritte con precisione dalla legge per l’applicazione della custodia cautelare, ma a ottenere dall’indagato determinate confessioni”.”Non si spiega altrimenti – prosegue Quagliariello – il parere favorevole alla concessione dei domiciliari espresso dalla Procura a seguito dell’interrogatorio sollecitato da Martino dopo 40 giorni di carcere preventivo, come a dover ricompensare tale ‘confessione’; nè si spiega altrimenti il diniego del Gip, secondo il quale invece, evidentemente, per poter determinare tale ‘ricompensa’ la confessione dovrebbe essere ancora più ampia”.