MARCIANISE. La scorsa notte i carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere hanno tratto in arresto due albanesi, Armant Sefa, 33 anni, residente a Marcianise, ed Emerland Perra, 28 anni, senza fissa dimora, per tentato omicidio ai danni di un 25enne marcianisano, Z.A..
I due stranieri, presso un distributore di benzina situato in via Martin Luther King, a Marcianise, si sono resi protagonisti di una violenta lite dovuta a futili motivi. Secondo quanto ricostruito dai militari della locale stazione, in collaborazione con il nucleo operativo, già nella serata di sabato avevano avuto una discussione con il titolare di un bar sito nei pressi del distributore che li aveva ripresi perché, ubriachi, infastidivano gli avventori nel locale.
Dopo questa preliminare diatriba, i due promettevano al titolare con tono minaccioso che sarebbero ritornati la sera successiva, cosa che realmente è accaduta. Anche domenica sera, infatti, era iniziato un forte scontro verbale tra il titolare e i due albanesi, però questa volta la lite sfociava in unaggressione a Z.A., amico e dipendente del titolare del bar, che si era posto in difesa del barista. Gli stranieri lo colpivano ripetutamente con unarma da taglio ed un bastone di acciaio, tanto che il ragazzo giungeva presso lospedale di Marcianise in stato comatoso per le percosse subite e per tre coltellate, due alladdome ed una alla testa. Le condizioni apparivano subito gravi anche se poi durante la notte lemergenza rientrava e la vittima, rifiutando il ricovero, veniva rilasciata con lobbligo di continuare le terapie necessarie presso il proprio domicilio.
Le immediate ricerche, supportate anche dalle numerose testimonianze di alcuni giovani presenti al momento dellaggressione, permettavano poco dopo di bloccare a Marcianise, in via Gandhi, Sefa a bordo di autovettura Audi A3, allinterno della quale venivano rinvenuti indumenti macchiati di sangue nonché il bastone di acciaio utilizzato poco prima per colpire la vittima. Sefa, allatto del fermo, ammetteva quasi immediatamente la propria colpevolezza e indicava anche unabitazione in cui poter rintracciare un altro suo complice, Perra, che effettivamente si era nascosto proprio dove indicato dal connazionale. I testimoni, successivamente chiamati in caserma, riconoscevano gli aggressori, lauto da loro utilizzata per la fuga e il bastone dacciaio usato per latto violento. Sono ancora in corso indagini al fine di identificare ulteriori complici.