MACERATA C.Il giorno dopo la morte di Giuseppe Cecere, Antonio Di Matteo e Vincenzo Musso monta la rabbia dei parenti delle vittime.
“Li comandavate come schiavi”, grida la figlia di Cecere, 52 anni, originario di San Prisco e residente a Capua, a pochi metri dallo stabilimento farmaceutivo della “Dsm” (ex Pierrel)in cui ha trovato la morte insieme a Di Matteo, 64 anni, di Macerata Campania (Caserta), e a Musso, 37, di Casoria (Napoli). E lo dice all’assemblea convocata nell’azienda, a cui partecipano anche alcuni dei vertici giunti direttamente dall’Olanda. “E’ da ieri che siamo qui e nessuno siè degnato di dire ci dispiace”, urla la giovane. Se si chiede se alla Dsm siano rispettate le norme relative alla sicurezza, in tanti, tutti, rispondono: “Non vogliamo parlare, ci hanno detto di non parlare”. “Devono parlare i testimoni”, dice la cognata di Cecere.”I testimoni devono far giustizia, ci devono dire come sono andate le cose”. E poi un dettaglio che rende ancora più tragico quanto avvenuto: “Giuseppe, li dentro, aveva tanta paura di morire”.
UCCISI DA FUMI TOSSICI. I tre erano dipendenti di una ditta esterna di Afragola (“Errichiello”):stavano lavorando in ore di straordinario e sono stati investiti dai fumi tossici provenienti dal silos, probabilmente dovuti ad un processo di fermentazione che si è innescato quando l’hanno aperto.Secondo le risultanze della Procura al momento viene confermato che le vittime stavano effettuando un’operazione di smontaggio e che, si sostiene in Procura, “improvvidamente all’interno della cisterna c’era un grosso quantitativo di azoto oltre che di elio”. Questo significa, secondo il ragionamento della Procura, che l’ingresso sarebbe dovuto essere vietato ai tre operai. Ma non è andata così: attaccati agli indumenti delle vittime sono stati, infatti, ritrovati i permessi di autorizzazione ad entrare nella cisterna dove la bonifica non è stata, quindi, mai effettuata.
DIECI PERSONE SARANNO INDAGATE.Presto scatteràl’iscrizione tra gli indagati di una decina di persone. Si tratta di responsabili e rappresentanti delle quattro ditte coinvolte nell’incidente: la Dsm, la ditta Errichiello di Afragola per la quale lavoravano gli operai, la ditta Rivoira che si occupa della gestione dei gas liberi e di una quarta ditta che avrebbe dovuto effettuare la bonifica della cisterna, quest’ultima indicata da alcuni testimoni ai carabinieri. Le indagini sono affidate al pm Donato Ceglie della procura di Santa Maria Capua Vetere.
EX DIPENDENTE ESTERNO: “NOI DI SERIE B”.
Domenica mattina, davanti ai cancelli dell’azienda situata lungo la provinciale che da San Tammaro pora a Capua,, si è presentato anche un ex dipendente che ha lavorato qui per 40 anni. Giuseppe D’Este lo dice senza alcuna remora: “I lavoratori delle ditte esterne qui sono considerati di serie B, un pò come una merce”. Ma c’è anche chi, tra i dipendenti ci tiene a precisare: “Qui la sicurezza è il fiore all’occhiello, quanto è successo è stato solo un brutto incidente”.
DSM ISTITUISCE COMITATO INTERNO. Intanto,proprio la direzione dellaDsm di Capua riferisce di avere “tutte le intenzioni” di fare piena luce sulla morte dei tre operai. Lo diceLuca Rosetto, responsabile della sicurezza dell’azienda, che parla di un “tragico evento” ma ritiene anche che “è un dato che tutti gli incidenti possono essere evitati”. Per ricostruire l’accaduto è stato istituito un comitato interno.
UGL. Dal sindacato Ugl, il segretario regionale Vincenzo Femiano considera quanto accaduto “un fatto gravissimo ed è l’ennesima drammatica conferma che il tema della sicurezza sul lavoro deve essere oggetto di maggiore attenzione sia da parte delle istituzioni che delle imprese”. Per Femiano “occorre proseguire sulla strada del perfezionamento e della semplificazione delle norme esistenti, intensificando i controlli e le ispezioni sul territorio e dando effettiva applicazione alle sanzioni, affinché la sicurezza sul lavoro, nelle piccole come nelle grandi imprese, si traduca in azioni concrete e consolidate”. “Come Ugl – aggiunge – da tempo chiediamo che la sicurezza sul lavoro sia oggetto di campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, soprattutto delle nuove generazioni con l’insegnamento nelle scuole, a partire dalle elementari”.
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